Luca Zoncheddu direttore della Caritas: la gioia dell’incontro nella relazione

di Sara Grassotti

Luca Zoncheddu direttore della Caritas

Luca Zoncheddu dal 2017 è diacono permanente della Chiesa Diocesana, viterbese, coniugato e padre di quattro figli è veneto di Bassano del Grappa, 52 enne di garbo e di azione, si è raccontato in una conversazione davvero gradevole, iniziando dalla sua Vicenza in cui  svolgeva l’attività lavorativa alla Asl  come educatore professionale al SerD, il servizio per le dipendenze patologiche. E’ arrivato nella Tuscia nel 2005 ad Acquapendente per sviluppare un progetto di accoglienza e di conseguenza il suo lavoro ufficiale si sposta alla Asl di Viterbo, continuando  a pari passo il cammino di “operatore” pastorale. Tre anni  fa viene scelto come direttore della Caritas diocesana di Viterbo e tocca proprio a lui gestire oggi l’emergenza Covid-19 a Viterbo, con segnali che, grazie al sostegno della Diocesi, arrivano forti e chiari.

Il premier Conte firma l’ 11 marzo il decreto di rimanere tutti a casa. Caritas allestisce un dormitorio per i senza fissa dimora nel monastero di Santa Rosa…

Dal 24 marzo i senzatetto, 11 per il momento, hanno trovato alloggio presso il Monastero di Santa Rosa, dove è stato allestito un nuovo dormitorio, con spazi adatti anche alla permanenza degli ospiti durante il giorno evitandone l’uscita della struttura e il rischio di contagio. Nella nuova “casa” è possibile anche fare colazione e cena, con i pasti già confezionati da parte dei volontari, sostare nel cortile all’aperto e vivere nella piena osservanza di tutte le prescrizioni governative. Il Monastero di santa Rosa si è reso disponibile grazie allo spirito di carità delle suore Alcantarine Francescane, che lo vivono e lo fanno vivere nella sua pienezza, con entusiasmo e cura. La struttura, con ingresso indipendente, è più che dignitosa, ben divisa, distinta in zona donne  e zona uomini, con 15 camere con servizi privati, alcune, con più letti, anche in grado di ospitare nuclei famigliari in caso di emergenza. Nella “casa” sono presenti, giorno e notte, gli operatori della caritas che si fanno “prossimi”, nella relazione e nell’ascolto, rendendo lo spazio abitato un luogo “caldo” a livello umano, un luogo che non è solo un giaciglio notturno per chi un tetto non ce l’ha…

Chi sono gli ospiti che hanno avuto il privilegio di accedere negli ambienti del Monastero?

Ci sono persone comuni che, toccate dalla crisi, hanno perso tutto, persone fragili, ci sono gli immigrati che, fuori dai centri di accoglienza, non hanno più riferimenti alcuni. Per loro accedere e ritrovarsi in questo habitat ha significato vivere una nuova realtà, che offre spazi di armonia, senza distinzione d’identità, poiché la condivisione di situazioni di gravi privazione, spesso attenua le dinamiche del conflitto. Come Caritas cerchiamo di “abitare” la vita dei più deboli, rispondendo, se possibile, ai loro bisogni, sempre nel rispetto profondo della loro dignità di persone, senza assistenzialismo e evitando di diventare noi i protagonisti di un cambiamento. Le nostre “opere” di carità, sono opere segno, per la cittadinanza, e vogliono diventare sempre più opere seme, per far crescere un sentire comune, capace di risvegliare nella comunità il valore dell’accoglienza e dell’integrazione, la bellezza di  vivere la gioia dell’incontro nella relazione.

“L’azione pastorale della Chiesa sottolinea il Direttore della Caritas si gioca in tre ambiti: Liturgia, Parola e Carità. Nella carità, si testimonia l’incontro tra Dio e l’uomo, specialmente con i poveri e con le persone più fragili, e proprio qui prende forza il senso più profondo del nostro vivere. Però la Carità da sola, senza la Liturgia e la Parola, come uno sgabello con tre gambe, non si regge”.

Trapela un’emergenza responsabile, in quali punti significativi sta l’azione di svolta?

Prima di tutto la relazione. Prima di “fare” è necessario “abitare” i contesti di vita, con intenzionalità, mediante progetti, ripensando le strutture, curando il rapporto con i volontari, promuovendo un’azione di advocacy, di tutela della persone fragili, non dimenticando la ricerca della giustizia e della pace, nella cura del creato. Tanto per rendere l’dea:

I progetti educativi, che privilegiano la prevalente funzione pedagogica, rappresentano lo stile pastorale della Caritas.

Il progetto innovativo di co-housing promuove l’esperienza di formazione universitaria offrendo ai giovani l’opportunità di vivere insieme per crescere come persone in realtà di condivisione, di accoglienza e di servizio.

Il progetto prevede la disponibilità per 1 anno, a titolo gratuito, di una casa per studenti motivati allo studio e desiderosi di vivere un’esperienza significativa, in camere singole e/o doppie con servizi privati.

“Tu ci dai un po’ del tuo tempo, noi ti diamo uno spazio… Tutto di guadagnato, per tutti!”, racconta Luca. In questa fase di emergenza gli studenti stanno coprendo i turni della mensa e aiutano gli operatori Caritas in molte altre attività di emergenza. “Sono un segno bellissimo di generosità e responsabilità”.

I percorsi educativi dell’Equipe EduchiAMO, promossi per i giovani delle scuole e delle parrocchie, negli ambiti dell’educazione relazionale affettiva – sessuale e nell’ambito della prevenzione dei comportamenti a rischio, sono orientati all’apprendimento e allo sviluppo delle life skills, competenze di vita necessarie per creare benessere e salute.

Gli orti solidali della Caritas, nella città di Viterbo, sono un altro esempio di progetto educativo. Si estendono su un terreno di circa 9.000 mq., assegnato dal Comune di Viterbo nel quartiere di Santa Barbara. Oggi contano 50 lotti di circa 100mq ciascuno e sono assegnati ad altrettanti ortisti, persone povere o fragili, che oggi, oltre all’orto, coltivano relazioni di prossimità e solidarietà.

Il progetto Terra degli uomini. Lavoro e dignità, che ha favorito l’inserimento di persone disoccupate in aziende agricole del territorio. Un ambito innovativo, evidenzia Luca,  di aziende impegnate in agricoltura sociale, che assumono le persone in percorsi “protetti” di accompagnamento, promossi in rete e con il supporto economico della Caritas mediante un progetto finanziato dal fondo dell’8X1000 della Chiesa Cattolica.

Il Progetto Be Food, sviluppato con il Banco alimentare del Lazio, che ripensa la rete degli aiuti alimentari nell’alta Tuscia e prevede azioni di recupero delle eccedenze alimentari e, in futuro, la lavorazione dei prodotti freschi. Il cibo “luogo” di incontro e condivisione, una sfida aperta e rivolta al futuro, che diviene, esperienza di vita e cura dei più poveri.

La riqualificazione delle strutture vuote è determinante per i vostri progetti?

Certamente.Il valore delle strutture è legato alla loro capacità di utilizzo. Se lasciate vuote o in disuso rappresentano un danno grave, per la comunità e soprattutto per le persone più bisognose e fragili. Per questo, come Caritas, si sta pensando ad una riqualificazione complessiva delle opere segno già presenti (dormitorio, mensa, centri di ascolto…) inserendole in una cornice più ampia di progettualità. Ci sono delle resistenze. A volte prevale la logica del “si è sempre fatto così”, ma la voglia di cambiamento è grande e in Caritas si respira molto entusiasmo da parte degli operatori e dei volontari, sempre disponibili a formarsi e ad affrontare le nuove sfide.

Nel piano di riqualificazione degli spazi rientrano, nel prossimo futuro, anche i locali sopra il Sacrario a fianco dell’ex Onmi, svincolati ad ex ristorante in locazione. Questo spazio ampio a piano terra sarà adibito ad un centro di ascolto diurno, polifunzionale, aperto anche a percorsi educativi per la popolazione in un’ottica che privilegia l’integrazione nella relazione. Ascoltare… prima azione del metodo pastorale Caritas, condizione necessaria per creare relazione, prima di tutto “abitare l’incontro” con la persona, ripete con insistenza Luca.

Cosa può a suo giudizio rafforzare la Tuscia nella costruzione di progetti utili alla efficienza di servizio umanitario della Caritas?

Sicuramente lo sviluppo delle reti sociali sono gli strumenti con cui accrescere il capitale sociale degli individui e delle comunità. In Caritas, da 2 anni, si è promosso il Tavolo della solidarietà, che vede la presenza del Comune di Viterbo, dell’ASL, della CRI e di moltissime Associazioni del cosiddetto Terzo settore che si occupano di accoglienza e promozione umana. Basti pensare che in questa fase di emergenza coronavirus stiamo promuovendo con il Tavolo della solidarietà collegamenti on line per ottimizzare le azioni di aiuto alla popolazione in difficoltà. In Caritas il dialogo con tutti è un valore importante.

Quindi la rete solidale come obiettivo primario?

Oserei dire che sia la grande sfida, bisogna far sì che realtà, generalmente operanti a livello individuale, possano concedersi in rete proprio in maniera sinergica. La povertà, essendo multi-fattoriale, fa sì che una persona che vive in disagio economico e in esclusione sociale abbisogni del supporto di più servizi, ognuno dei quali specializzato in una problematica, la crisi economica ha incrementato la povertà e l’esclusione sociale, sia nel numero sia nell’intensità. Anche nella Tuscia.

Questo momento di fermo ci insegnerà qualcosa? Che cosa secondo lei?

Assolutamente sì: questo tempo, seppur doloroso, non lo possiamo sfuggire. Il segnale che arriva nell’immobilismo di oggi è quello di rimettere la persona al centro. Siamo chiamati a ri-abitare le relazioni, gli affetti, a scegliere le nostre priorità. Per questo siamo favoriti a tralasciare la cultura dello scarto, intesa come la persona e i consumi usa e getta. Per questo reputo che la situazione di fermo, del rimanere in casa, può essere colta come una grande opportunità. Nella ripartenza ognuno di noi potrà segnare un cambiamento.

Per i cittadini che vogliono dare aiuto e sostegno alle persone fragili durante questa emergenza, quali sono le modalità?


Le donazioni volte alla Caritas Diocesana di Viterbo hanno le seguenti specifiche:

Conto corrente postale IBAN IT58Z0760114500001043386539 intestato a Caritas Diocesana Viterbo Via San Lorenzo, 64 – 01100 Viterbo.
Conto corrente bancario IBAN IT21V0103014500000000546533 intestato a Caritas Diocesana Viterbo Via San Lorenzo, 64 – 01100 Viterbo.

Riferimento: Emergenza Coronavirus.

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