In ammirazione del sito archeologico di San Valentino e del suo Museo

di Luciano Pasquini

Ci sono luoghi che si fissano nell’eternità che il tempo con il suo inesorabile trascorrere non può disgregare, il cui fascino è pari all’energia che ancora emanano. La visita al sito archeologico di “San Valentino” tra Vitorchiano e Soriano nel Cimino comune quest’ultimo a cui appartiene, è stata effettuate dopo una notte di pioggia,con una luce del mattino netta, tagliente tale da far risaltare panorami e particolari riflettendo una sensazione di imperturbabile immortalità .

Abbiamo esplorato ed osservato uno spaccato di Tuscia che riesce ancora una volta a sorprendere.
L’area sorge su un promontorio coperto da fitta vegetazione che domina la parte viterbese della Val Tiberina. La fitta copertura boschiva e, forse, la vicinanza al noto Castello di Roccaltia di cui rimangono alcuni ruderi ha nascosto per decenni il sito a studiosi e ricercatori,dell’ Università degli Studi della Tuscia (Prof.ssa Elisabetta De Minicis, Dr. Giancarlo Pastura) in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio e con il costante supporto dell’ Amministrazione Comunale di Soriano nel Cimino e della locale sezione di ArcheoTuscia Onlus, hanno fatto emergere una chiesa mononave di notevoli dimensioni (20 X 8 m circa) che conserva ancora le sue strutture murarie per oltre un metro di alzato. L’importanza di questa fabbrica è confermata dalla pregevole tecnica di esecuzione attribuibile al XII secolo e dal repertorio ornamentale, i cui elementi sono stati individuati negli strati di crollo e negli ambienti addossati alla chiesa che attestano una forte assonanza stilistica con i principali edifici romanici presenti nella Tuscia meridionale nel XII secolo. Lo scavo ha riportato alla luce l’intero perimetro di una struttura, orientata NE-SO, che consiste senza dubbio in una chiesa mononave absidata di notevoli dimensioni e di una estesa area dei necropoli, affiancata da numerose “pestarole”, vasche scavate direttamente nel tufo che attestano la presenza di attività produttive ben più tarde dell’edificio di culto. Nel caso specifico di San Valentino se ne possono trovare singole, con canali di scolo, collegate una all’altra, di varie forme, e di foggia unica, probabilmente in alcuni casi coperte da strutture lignee, come testimoniato dalle buche di palo presenti in situ, esse erano destinate ad un uso non ancora ben determinato ma afferente certamente a lavori stagionali o occasionali legati alla produzione agricolo-contadina connessa all’uso di liquidi, probabilmente vino o acqua sulla base di quelle che erano le produzioni artigianali dell’area Cimina, altre attività che potevano prevedere la depurazione delle argille, concia delle pelli, battitura della canapa e trattamento del lino, spegnimento della calce e altro ancora.
Un sito archeologico di indubbio valore che ci consegna la grande quantità dei reperti provenienti dallo scavo, ai quali sono da aggiungere quelli rinvenuti grazie alle ricerche archeologiche sul Monte Cimino (Università di Roma “Sapienza”), ha determinato l’istituzione del Museo Civico Archeologico dell’ Agro Cimino (Direttore Scientifico): Dr. Giancarlo Pastura) che conserva ed espone, in tempo reale, i nuovi rinvenimenti, oltre a quelli acquisiti dalle catacombe di S. Eutizio e da rinvenimenti sporadici.
Il Museo dispone di una collezione permanente di reperti le vetrine ed i supporti espositivi disponibili consentono di distribuirli armonicamente secondo un percorso studiato secondo il criterio cronologico, più che tipologico. Il filo conduttore è costituito da Soriano nel Cimino nella storia, dalle prime antropizzazioni del territorio fino alle fasi pienamente medievali.
Il Museo è pertanto suddiviso in tre sezioni, consecutive e consequenziali: Protostorica,
Romana (età repubblicana, imperiale e tardoantica, dal II secolo a. C. al VI d. C.);Medievale.

Un sentiero reso scivoloso dalla pioggia ci riconduce al nostro mondo con ritmi più veloci. La visita è stata effettuata in data precedente alle disposizioni di prudenza per il Coronavirus. Due assimilazioni di lentezza che ci riportano ad una unica riflessione, quella che il tempo si possa gestire in una dimensione più a misura d’uomo.

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