Il viaggio dell’artista Margherita Moscardini tra Giordania e Siria

Sara Grassotti

Ho ritrovato Margherita Moscardini, amica di Università a Bologna di fine anni ’90 inizio anni 2000 (allora studentessa all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha concluso gli studi con una tesi in antropologia culturale) in questo articolo di Artribune che ne conferma l’estro e il talento già percepibile all’inizio del suo percorso artistico. Un iter che mette al centro, oltre il talento, la sensibilità di un’artista che ha sempre scelto temi forti guardando oggi ai processi di trasformazione, appropriazioni e condizioni che producono un cambiamento significativo. E’ nei suoi lavori legati al luogo, intesi non come opere concluse ma come progetti in corso d’opera che Margherita Moscardini cerca di trasmettere questo contesto. L’artista ha vinto il Premio Icona ad ArtVerona Fiera d’Arte2018 con la sua opera Unknown (1942 – 2015), presentata dalla galleria Ex Elettrofonica di Roma. Il lavoro fa parte di una serie di acquerelli realizzati nel 2015 che fa capo al progetto 1XUnknown.
Fino al 24 Novembre presso la Fondazione Pastificio Cerere, a Roma, potete visitare la mostra “The fountains of Za’atari“, realizzata nell’ambito di #ItalianCouncil che riunisce gli esiti della ricerca condotta da Margherita Moscardini su un confine delicato, quello tra Giordania e Siria puntando lo sguardo sul campo rifugiati di Za’atari. Uno studio che riflette la situazione attuale dei rifugiati e la condizione instabile di popolazioni in fuga dalla guerra. Una mostra consigliata, allestita presso Fondazione Pastificio Cerere in via degli Ausoni, 7 – Roma, tel. 06 4542 2960.

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