Dall’oro giallo al titanio: viaggio nel mondo delle fedi nuziali

Paola Maruzzi

La leggenda della fedi si scioglie nella notte dei tempi. Pare furono gli egizi tra i primi a suggellare il patto d’amore con un cerchio, simbolo di perfezione ed eternità. L’usanza di scambiarsi l’anello durante la celebrazione del matrimonio risale al tardo medioevo, mentre la pratica di incidere i nomi degli sposi all’interno della fede nuziale è settecentesca.

La fitta trama di secoli e intrecci che quest’oggetto si porta dietro riemerge chiacchierando con alcuni orafi del viterbese, tutti concordi su un dato di fatto: le fedi si tengono alla larga dalle mode passeggere, hanno un che di “lento” e sempre uguale. Questo perché sono, per antonomasia, un omaggio alla tradizione, a un film già visto in cui, ciclicamente, ritornano certi modelli e colori.

La classica (tonda e smussata, ha fatto breccia nei matrimoni anni Settanta/Ottanta), la comoda (dai profili interni stondati, per questo più confortevole), la francesina (più sottile) e la mantovana (la cosiddetta “fede larga”) sono, a pari merito, i modelli ancora oggi più richiesti dagli sposi.

“Dopo l’ondata dell’oro rosa e bianco sta tornando alla ribalta l’oro giallo, un richiamo forte alle tradizioni – racconta Alessandro Menichelli, storica insegna nel centro storico della città dei Papi e rivenditore ufficiale del brand Damiani -. Eleganza e sobrietà, a prescindere che si tratti di prime o di seconde nozze, sono le caratteristiche più richieste. Gli sposi cercano un uso misurato dei brillanti e un design non esasperato. La forbice media di spesa va dai 300 ai 600 euro. Dal nostro osservatorio possiamo dire che continuano a riscuotere successo le fedi griffate, apprezzate soprattutto per la garanzia dei materiali”.

Il polso di Menichelli è interessante anche sotto un altro punto di vista: “Da un paio d’anni a questa parte – continua – nella nostra oreficeria abbiamo riscontrato una maggiore richiesta di fedi, un segnale positivo che rispecchia il trend in crescita delle nozze in Italia”.

E chissà che non sia proprio l’aumento di richieste di fedi nuziali a far sfavillare le mani di Danilo Bonucci, tra i 113 artisti italiani e stranieri selezionati ed ammessi al concorso “Gioielloinarte”, indetto dall’Università e Nobil Collegio degli Orefici Gioiellieri Argentieri dell’Alma Città di Roma: abbiamo provato a bussare alla porta del suo laboratorio in Piazza della Rocca ma il maestro orafo si è detto “super impegnato”.

Spostandoci di qualche chilometro da Viterbo e sconfinando nel pezzo unico a prova di allergici e intolleranti ci imbattiamo nell’interessante visione di Pina Perazza, orafa-umanista e artigiana navigata. Nel suo laboratorio di Vignanello ha brevettato, venticinque anni fa, un modo innovativo di lavorare il titanio, applicandolo alla gioielleria. “Il titanio è un metallo di nuova generazione, per estrarlo c’è bisogno dell’ausilio della tecnologia. Ha una durata eterna, è leggerissimo e viene utilizzato nella bioingegneria, motivo per cui possiamo definirlo altamente tollerabile dal corpo umano. Non è il classico metallo prezioso ma è costoso”.
Le fedi in titanio sono una valida alternativa per chi ha il gusto del non convenzionale pur rimanendo nel solco della tradizione. Particolare non da poco è il costo inferiore rispetto all’oro.
“Naturalmente lavoro anche l’oro e le pietre preziose. Il bello di commissionare le fedi nuziali a un artigiano è liberasi dei modelli preconfezionati e dare vita a un oggetto unico, che abbia un’anima: un gioiello deve avere prima di tutto un valore affettivo oltre che commerciale. Noto con interesse che sono sempre più numerose le giovani coppie che puntano all’essenza simbolica della fede, prediligendo forme delicate e artistiche”.

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