Il libro in tasca-Cena tra amiche

Chiara Mezzetti

Per l’8 marzo Chiara Mezzetti ha pensato alle donne. Ha dato corpo e anima a quei rapporti tutti al femminile che a volte sono salvezza, in altre sono condanna. Buona lettura 

Ore 8:30.

Grazia giocherella con la busta dei grissini. Se la passa tra le dita e osserva i collant 40 denari che inguainano le cosce come una pellicola. Se li vorrebbe strappare a morsi. Smagliare il nylon fibra dopo fibra. È arrivata un’altra volta in orario. Stupida stupida. Lo sa che chi conta arriva in ritardo, e continua ad essere puntuale, come una cretina. La più cretina di tutte. -Non mangiare i carboidrati, non aprire la busta-

E gira e giocherella, i grissini si spezzano. Ne mette tra i denti metà e poi riempie tutta la bocca. Sbrana i grissini e immagina che siano le teste di quelle amiche bastarde che la fanno aspettare e la fanno sentire una merda.

Ore 21:00.

Giada e Livia entrano nel ristorante come per caso, ma loro lo sanno, Grazia lo sa, che è tutto studiato. Che hanno aspettato apposta che scattassero le 8:30 per iniziare a prepararsi.

«Oi Graaa…Ma quanto tempo è che sei qui?» Giada si tira su il polso per fingere di leggere l’orologio.

«Ho fatto giusto in tempo a togliermi il giubbotto…Ma Eva?»

Quella zoccola che porca miseria se non è l’ultima non è contenta- «Boh, sai com’è lei…sempre sulle nuvole» fa Livia mentre appende la borsa all’angolo della sedia. -Non ci si riesce ad arrivare dopo, ti frega sempre-

Grazia nasconde la carta dei grissini nella tasca del giubbotto. –Calma calma sorridi. Che poi sono arrivate insieme, a me non l’avevano mica detto. Perché nessuno mi dice le cose? Non ci volevano stare ecco perché. Perché sei noiosa e grassa, e falsa. Che nascondi la carta come un obeso agli obesi anonimi. Chissà poi se esistono, cioè mica puoi essere anonimo, se sei obeso si vede. Alzati in piedi e metti le palle sul tavolo per una volta. Dillo che ti fanno incazzare, che è una questione di rispetto, piangi falle sentire in colpa. Bastarde senza cuore che arrivano insieme. Sfacciate in ritardo. Eva, Eva poi quando arriva gliela faccio io la lavata di testa-

«Allora, che prendete bellezze?» sorride Livia mentre scorre il menù. –Bellezze…Insomma…Grazia non mi pare ‘sto figurino. E Giada…I capelli…Ma si possono tagliare i capelli da maschio? Hai fatto una cazzata lasciatelo dire-

«Io prendo un’insalatina che ho poca fame» -poca sì. Poca per un cucciolo di elefante che mangia otto volte al giorno. Con che li fanno ‘sti grissini dico, con che?! Ho fame ho fame ho fame. È dalle 8 e mezza che sto qui, maledette. E non vi do la soddisfazione di vedermi abbuffare di pasta al sugo…sugo…amatriciana…quando vado a casa apro i Ringo che stanno nella credenza. E porca miseria me li mangio a coppie di due, che il sapore non lo devo manco più sentire-

«Io invece fame ce l’ho. Mi ispira ‘sta roba con la scamorza…» Livia fa il gesto di leccarsi i baffi. –Sto a digiuno da stamattina, fra un po’ svengo sul tavolo. La prossima volta appuntamento alle 19:00 così se arrivo alle otto ‘sti cazzi. E adesso Grazia, tu, rosica. Rosica perché io mangio e rimango magra. Che la carta dei grissini ti esce dalla tasca. Patetica- «…Dovrei starci attenta, a forza di mangiare schifezze sono aumentata di tre kg…Adesso peso 52, mai successo oh…» Si vola si vola

 

Ore 22:00.

Grazia alza il calice di moscato e con aria fiera: «Oggi 8 marzo, brindiamo…alla vagina!» –Ma si può dire una frase più deficiente di questa? Ma che si festeggia un organo genitale? Ci credo che non ti passano a prendere a te. Pachiderma ritardato. Butta giù tutto, a scoppio, sennò ‘sta serata non la superi-

Livia si porta la mano sulla pancia: «Ahahah…Grazia mi fai morire…» –Non fa ridere- «…Oh Giada insomma, nuovo taglio nuovo uomo? Più ti guardo più ti stanno bene questi capelli, io non avrei mai il coraggio»

«Dicono così, forse è vero. Con Massi le cose non vanno proprio benissimo…Lui mi soffoca e io vorrei i miei spazi…sai com’è…». –È che non gliene frega un cazzo. Ieri gli ho mandato ventitrè messaggi. Ven-ti-tré. C’ha un’altra sicuro. Una con le tette più grosse e i capelli più lunghi. Ma io senza che faccio? A vivere sempre in ritardo, a stare attenta al galateo…nono…O Massi o qualcun altro…E se poi nessuno mi vuole? E ricominciare da capo, dal primo appuntamento…Ma dove lo incontro uno nuovo? Che al bar sono sempre le stesse tre facce…Forse dovrei mandargli un messaggio per sapere che fa-

Livia: «Sì lo capisco, a volte proprio non si regolano» –Lo sanno tutti che a lui non gliene frega, Gia’ fattene una ragione. Ma non lo vedi come mi guarda? Io perché sono un’amica leale eh e non te lo dico per farti male, ma è perso. Perso di me. E non gli si può dar torto. Quindi è inutile che ti vanti di star fidanzata, che io me lo trovo uno quando mi pare e il tuo non me lo prendo per rispetto, perché non mi interessa. Ah come sono buona-

Ore 22:30.

Grazia butta giù altri due bicchieri a scoppio: «Oh insomma, ma Eva? Sarà il caso di chiamarla?» –F-A-M-E-

Livia: «No, ma vedrai che arriva, prima o poi…Fa sempre così ormai si sa…» –Vanitosa- «…Oh guarda eccola, la principessa è arrivata»

«Amoriii ciaooo! Ho fatto un po’ tardino lo so, mille casini…» –Vinco sempre io. Già…-

In coro: «No, ma tranquilla, tesoro ti pare». Sempre in coro: –maledetta troia-

«Insomma, che mi sono persa?» –Niente di che immagino-

Giada: «Oh niente di che…solo il brindisi alla vagina di Grazia»

Grazia: –stupida me stupida-

Eva: «Ahah mi fai morire…» –ahah mi fai morire-

Giada: «Che ti prendi? Noi abbiamo ordinato»

Eva: «Oh no io ho già cenato a casa»

In coro: –maledetta troia-

Ore 23:00.

Grazia versa un altro po’ di moscato nel calice. Lo osserva girandoselo tra le mani. Le impronte si fissano sul vetro e lasciano un alone rotondo. Guarda l’orologio. –È quasi finita. Resisti-

Giada si perde nello schermo del telefono. “Massi cuoricino: ultimo accesso ore 22:59”. –Rispondi. Ti prego-

Livia si specchia nella curva del cucchiaino della crème brûlée. Apre la bocca e si passa la lingua sui denti per spazzare via qualche residuo di rossetto. –Speriamo non l’abbiano notato-

Eva allarga uno sbadiglio grosso in mezzo alle guance, non porta nemmeno la mano davanti, tanto nessuno guarda. –Parlatemi. Urlatemi in faccia. Sono arrivata tardi e dovreste incazzarvi. E dirmi che non si fa, che è una mancanza di rispetto. Non mi giustificate ché non sono stupida, se voglio ci arrivo in orario. Chiedetemi perché. Cazzo, chiedetemi quali casini! Adesso. Ho bisogno di contatto ho bisogno di sangue e nervi. Toccatemi tocchiamoci. Strappiamola ‘sta patina viscida che non serve a niente. Ho bisogno di contatto ho bisogno di un’amica. Aiuto aiuto. Sprofondo sempre più al centro sempre più in basso. Qualcuno mi tiri fuori e mi chieda qualcosa. Qualcuno per favore. C’è nessuno dall’altra parte? Ma non mi vedete? Ma non lo sentite che urlo e strepito e mi strappo e mi faccio male. Grazia almeno tu capiscimi, almeno tu che sei infestata dai demoni. Dì qualcosa almeno tu- Prende in mano il telefono come fosse la bandiera di un ideale che non ha più forma né colore ma esiste ed è solido, compatto. Un ideale di alluminio e cristalli liquidi. Sbatte l’altra mano sul tavolo: «Tesoriii…Selfieee»

In coro: «Sii…Otto marzooo»

Cheese.

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Didascalia: “8 marzo, brindiamo a noi e a questa vita, pace amore gioia infinita! Cuoricino. Hashtag amicizia, hashtag solocosebelle, hashtag lemiciziequellevere, hashtag festadelledonne”

 

Sono sola

 

https://www.ibs.it/racconti-orfani-libro…/e/9788885568488

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