Apre al pubblico l’Isola Bisentina

Apre al pubblico l’Isola Bisentina, incontaminato microcosmo all’interno del lago di Bolsena  di origine vulcanica più esteso d’Europa, fatto di alberi secolari e flora autoctona con integrazione di specie d’importazione, luogo di testimonianze, passaggi e insediamenti dell’uomo dai tempi antichi a quelli a noi più vicini. Per la prima volta l’isola si offre ai visitatori in un percorso fra antiche costruzioni architettoniche e opere contemporanee site specific che si integrano con il territorio, rispecchiandone l’aspetto più importante: la sua sacralità.

Dal 2 luglio all’8 ottobre il pubblico ha l’opportunità di visitare questo luogo storico intriso anche di mistero, nella fase della sua nuova rinascita. Dal 2017 infatti, è stata avviata da parte della famiglia Rovati – attuale proprietaria – l’opera di restauro che ha già riportato ai fasti originari parte dei monumenti in situ. Oltre che tornare a godere dopo molto tempo delle bellezze naturali dell’isola, i visitatori possono conoscere un patrimonio tutto italiano, che unisce storia, arte antica e installazioni di arte contemporanea. L’iniziativa è realizzata d’intesa con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, e il Comune di Capodimonte.
Immersi nella maestosità della flora locale si possono visitare tre delle sette cappelle edificate fra XV e XVI secolo sui sentieri perimetrali in un percorso devozionale, che fu meta di pellegrinaggio religioso prossimo alla Via Francigena: la cappella a pianta ottagonale di Santa Caterina attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane e posta su uno sperone di roccia alto 22 metri, che ospita una delle opere site specific,Sintonie di José Angelino, in cui l’artista ci rivela come le frequenze impercettibili ai sensi influenzino la materia; la cappella del Crocefisso o del Monte Calvario, che conserva preziosi affreschi attribuiti alla mano di Benozzo Gozzoli; infine, la cappella di Santa Concordia, anch’essa sede di una delle opere site specificWelcome Wanderer di Matteo Nasiniche grazie a un particolare software traduce in musica il passaggio degli astri sopra le nostre teste, donando all’isola una sua vera e propria voce celestiale. Le restanti cappelle saranno rese visitabili e svelate a una a una nel tempo. La terza opera site specific è Il Vello d’Oro di Federico Gori, ubicata intorno a un leccio secolare a sua protezione.A riassumere lo spirito del progetto è la sua ideatrice Sofia Elena Rovati: “Durante la sua lunga storia l’Isola Bisentina è passata nelle mani di diversi guardiani, figure storiche molto importanti: Papi e principesse, ma anche uomini semplici come i frati minori che l’hanno curata, amata e arricchita di bellezza. Dalla sua verdura rigogliosa e selvaggia, alle sue piante secolari che diramandosi con le loro radici arrivano nelle profondità di un suolo per sua natura ricco di minerali, su cui sacre strutture si ergono verso un cielo popolato di uccelli che hanno scelto l’isola come loro santuario. Questo luogo è un vero e proprio giardino delle delizie. E poi molte altre storie, racconti, scorci di vita di persone che ho avuto la gioia di incontrare e la fortuna di ascoltare, sguardi che ancora oggi sorridono al ricordo di quei pochi attimi rubati, spesi tra i giardini dell’Isola Bisentina quando ancora era accessibile. Grazie a questi incontri, dopo qualche tempo ho realizzato l’immenso dono, ma anche l’immensa responsabilità che era giunta tra le mani della mia famiglia e mie. E quindi non c’è cosa migliore che seguire il buon esempio di chi prima di noi si è messo a servizio di quest’isola meravigliosa perché possa continuare a brillare tra le acque di questo lago, anche quando il nostro compito di salvaguardia e condivisione passerà al prossimo custode”.Il percorso contemporaneo è realizzato e sostenuto da Tearose, realtà pervasa e animata da una filosofia che unisce amore per il Bello e creatività alla scienza botanica. In particolare, attraverso la neonata iniziativa Coltivare l’Arte, prende vita un progetto in cui artisti di varie discipline sono chiamati a confrontarsi  con temi legati alla natura, ai suoi silenzi e suoni, oltre che alla sua tutela.
Racconta la genesi del binomio Isola Bisentina/Arte contemporanea Alessandra Rovati Vitali, creatrice e art director dell’esperienza Tearose:
“Tearose nasce dall’amore per le piante che, a chi sa ascoltare, regalano in ogni istante attimi di gioia profonda. È per questo che ho accolto con entusiasmo l’invito a partecipare a questa iniziativa e sono felice di poter dare un contributo alla rinascita dell’Isola Bisentina, un luogo incontaminato dove mi piace pensare che le persone possano ritrovare una dimensione di armonia e pace. Con questa prospettiva, inizia la nostra opera di impegno per un futuro in cui  la natura torni ad essere maestra”.Informazioni:


Per biglietti, prenotazioni e orari delle motonavi visitare il sito
www.isolabisentina.org
 Nessuna descrizione della foto disponibile.
Il patrimonio storico artistico
Il maggiore monumento dell’isola è la chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo con annesso conventofrancescano. La costruzione della chiesa fu avviata da Ranuccio Farnese il Vecchio sopra la preesistente dedicata a San Giovanni Battista, con intento di destinarla a mausoleo della famiglia – pro se et aliorum de domo sua – come recita l’iscrizione sul sarcofago in cui egli è infatti deposto dal 1450. La tomba oggi si presenta rimontata all’interno della nuova chiesa voluta nel 1588 dal cardinale Alessandro Farnese su progetto dell’architetto Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, che disegnò anche la cupola in piombo tutt’ora ben visibile dalla terraferma. La chiesa è a croce greca e ha ospitato dipinti preziosi di Annibale Carracci ed
altri autori che furono poi trasferiti da Papa Clemente XI in Vaticano: oggi tre di queste opere sono state rintracciate dallo storico Romualdo Luzi: un olio su tela si trova presso la chiesa di S. Maria della Carità a Bologna; una piccola Crocifissione con la Madonna, San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena si trova presso il museo di Berlino, e un Compianto sul Cristo morto, ma senza data né firma, si troverebbe presso il
convento dei Cappuccini di Montefiascone.
Oltre alle tre cappelle visitabili oggetto del percorso, le altre quattro sono attualmente in restauro, e sono rispettivamente dedicate a: la Trasfigurazione, San Francesco, San Gregorio, Monte Oliveto. Il numero di sette non era originariamente previsto ma fu raggiunto nel tempo, a imitazione delle sette chiese di Roma, con ciascuna cappella rivolta verso uno dei sette paesi costieri del lago. Ed è proprio l’unione delle sette
chiesette con la chiesa maggiore (7 + 1) a simboleggiare il compimento di un cammino spirituale: il numero 8, l’infinito, rappresenta l’evoluzione interiore verso il divino.
La natura
La maestosa vegetazione vede insieme piante esotiche rare, querce native e ontani con piante di importazione seicentesca., come platani, tigli, eucalipti, magnolie, cedri e palme, oltre a specie rupicole e felci sulle pareti rocciose. Piante mediterranee come il leccio e l’ulivo selvatico convivono con agavi e fichi d’India in una sorta di giardino dell’Eden, luogo di tranquillità. Giardini all’italiana di cui sono ancora visibili i vecchi fasti sono ancora presenti, ereditati dalle precedenti proprietà: nel programma di rinascita dell’isola
c’è anche un progetto futuro dedicato proprio a questi giardini. La presenza floreale include giaggioli, rose, camelie, ortensie, piante di agrumi e specie spontanee. Sull’isola sono inoltre di casa colonie di cormorani e uccelli acquatici, e annualmente si registrano passaggi di uccelli migratori.
Curiosità e misteri
Sotto il monte Tabor, il punto più alto dell’isola, che porta questo nome per chiara intenzione di ricalcare
quello del monte in Galilea, esiste ancora la Malta dei Papi, citata da Dante nel Paradiso (canto IX, vv. 52-54) come carcere perpetuo. Oggetto di un disegno progettuale per consentirne in futuro la visita, la Malta è un profondo cunicolo scavato nel tufo alla cui estremità c’è una camera ipogea di circa 6 metri, di origine probabilmente etrusca, al cui centro è ubicato un pozzo ora ricolmo di terra. Utilizzata nel XIII secolo come
carcere a vita per gli eretici, e sfruttata con funzione di prigione per circa 100 anni, questa camera fu oggetto di conversazione tardo ottocentesca nel salotto teosofico di Madame Blavatsky, che riteneva questo luogo uno degli ingressi segreti per il regno sotterraneo di Agarthi, “l’inaccessibile”.
Isola Bisentina. Un luogo, dunque, che si apre a tutti: chi ama la storia, chi l’architettura, chi desidera immergersi nella natura e chi è appassionato di vulcanologia, chi è attratto dal mondo esoterico e chi è incline a cercare il mistero, qui, tesori visibili o da scoprire, per lo sguardo di ognuno.
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