Alessia racconta il ritorno dal parrucchiere: agitata quasi emozionata

Entrando con appuntamento fissato per le dieci, nel salone che frequento da tempo ho chiesto alla mia parrucchiera se per caso avesse modificato l’ambiente tanto sembrava più grande. Mi ha risposto che per riportarsi alle misure di distanziamento è stato soppresso un posto. Ma l’impatto è bellissimo, gli ambienti chiarissimi filtrati dal sole illuminavano anche di fuori quello che per me era già un’esplosione di gioia dentro nel ritornare dal mio parrucchiere dopo quasi tre mesi. Tutto è andato secondo direttiva, ho fissato l’appuntamento che mi è stato dato dopo alcuni giorni, in armonia con le disponibilità di ognuno di noi.

Il trattamento da fare era tanto: taglio, colore, piega.

Percorsi obbligati: sanificazione degli indumenti, imbustamento della borsa, igienizzazione, obbligatori guanti, mascherine monouso, mantelline, postazione poi il riempimento di un modulo con i propri dati e le varie dichiarazioni di responsabilità circa il Covid-19.

Dopodiché è iniziata la seduta: il passaggio della tinta, il lavaggio ed è trascorsa la prima ora, insieme a me in posa c’era un’altra signora, stessi trattamenti. Poi sono passata al taglio, alla piastra e ai ritocchi finali.

Alle 12.30 ero fuori, a differenza da quello che ci era giunto dall’esperienza cinese post lockdown, qui è stato tutto davvero piacevole. Cosa mi è mancato? Il clima salottiero, le chiacchiere. “Niente riviste o giornali o momenti di socializzazione che era comunque un aspetto della nostra professione – racconta la titolare  – qui si veniva anche per fare due parole, ma fino a quando ci sarà questo Coronavirus non è possibile”. “Ma il clima che ho trovato – prosegue Alessia – posso dire è stato al di là dei percorsi obbligati, piacevole e ben organizzato, penso che la nota di merito debba ritrovarsi nella prenotazione obbligatoria che mette il cliente nella condizione di vivere un tempo tutto suo, senza sovrapposizioni come accadeva nella consuetudine. Ho trovato tutto il team più concentrato in una sana guida del tempo lavorativo ma anche spinto da tanta gioia derivata dal riprendersi in mano la propria attività lavorativa. Per ognuno di loro sul piatto c’è la propria sopravvivenza.

Il dato di equilibrio viene reso anche da noi clienti che ci siamo fatti trovare pronti ai tanti stravolgimenti, se non altro questo è uno degli insegnamenti che ci è arrivato da un imprevisto catastrofico come il coronavirus. Saper aspettare, dover ascoltare.

In tantissimi non vedevamo l’ora di ritornare dal nostro amato acconciatore e se tornandoci ci siamo trovati di fronte a qualche piccolo rincaro, tutto è giustificabile, aprire un salone per più ore vuol dire aumentare i consumi di elettricità, costi di gestione. Mi è stato detto che si tira sino alle 20.30 e oltre se ce ne è necessità.

Il gran finale di questo martedì emozionante è stato quello di guardarmi allo specchio e ritrovarmi gradevole.

Non si può dire questo un ritorno alla normalità, ma per ritrovarla questa è la strada giusta. Impegniamoci senza sprecare nulla, ringraziando anche i nostri amati parrucchieri.

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