Viaggio insolito tra i classici. Da Gramsci a D’Annunzio al MAT

d'annunzio

Venerdì 27 Febbraio, ore 21, in occasione di Viaggio Insolito tra i classici (e non) della letteratura al MAT Musicarteatro, Augusto Scano e Angelo Tanzi ci accompagnano nella lettura di due illustri personaggi storici, Gramsci e D’Annunzio, che seppur da posizioni totalmente opposte, hanno lasciato molti scritti sul loro ideale e amore per l’Italia..Il tema sarà “Che fine ha fatto l’Italia?

Antonio Gramsci lo ricordiamo soprattutto per essere stato uno dei fondatori del partito Comunista nel 1921 e i suoi debiti culturali si devono tanto a Marx che  a Benedetto Croce.Ma fu molto di più; fu un grande giornalista. Il 24 novembre del 1917, infatti, l’Avanti pubblica un suo editoriale dal titolo La rivoluzione contro il Capitale. Gramsci assieme ai suoi compagni socialisti dell’epoca, esprimevano esigenze nuove per l’attività politica, che non sentivano rappresentate dalla Direzione nazionale del partito.

volevamo fare, fare, fare; ci sentivamo angustiati, senza un orientamento, tuffati nell’ardente vita di quei mesi dopo l’armistizio, quando pareva immediato il cataclisma della società italiana

Gramsci si battè ribadendo più volte il lato uscuro dell’egemonia; quest’ultima si sviluppa nel momento in cui la classe sociale politicamente dominante, non riesce più a esser dirigente(egemonia intellettuale e morale) e dominante(esercizio della forza repressiva) allo stesso tempo, ma diventa solo Dominante. E analizzando il risorgimento italiano, Gramsci notò che <<l’unità nazionale fu concepita dai liberali di Cavour, come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia>>.

Della sua esperienza in carcere, dopo il processo ad alcuni imputati comunisti nel 1928, ci rimangono i suoi scritti racchiusi in 33 Quaderni del carcere.

L’altro, il poeta Vate, Gabriele D’Annunzio fu un grande scrittore decandentista italiano, ma anche giornalista, aviatore, militare, politico e drammaturgo .. Lui rappresentava il SuperUomo di Nietzsche.

Politicamente e militarmente è ricordato per aver guidato l’impresa di Fiume, finanziatagli da Mussolini; ma nonostante si fosse iscritto ai Fasci di Combattimento, non prese mai la tessera del partito Fascista. Nel periodo precedente la Prima Guerra Mondiale, si lasciò affascinare da quella corrente d’animo, legata alla Bell’Epoque, poi ribattezzata Superomismo. Da questo momento abbandona la prosa letteraria per immeggersi nel rito collettivo della Guerra, attraverso una retorica bellica che faceva leva sul mito di Roma e che doveva conquistare la folla.

Italia, Italia, sacra alla nuova Aurora, con l’aratro e la prora

Ricordiamo i suoi Motti di Guerra(“ricorda di osare sempre”, “sempre adamantino, duro come il diamante”), i Motti di Fiume(“Ardisco non ordisco”, “Me ne frego”) e i Motti di Casata(“Senza cozzar dirocco”).

Il MAT è in Via del Ganfione 16/18 Viterbo

Info: 368/3750512

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