Tutto il bene e il male della famiglia: nel film di Muccino

Rossella Salvatorelli

Non c’è una trama costruita con un inizio e una fine. Ma la rappresentazione di una grande famiglia che si riunisce in occasione delle nozze d’oro dei nonni. Eppure l’ultimo film di Gabriele Muccino, girato ad Ischia, mantiene ferma l’attenzione fino in fondo. “A casa tutti bene” è un titolo che ironizza su una frase usata ed abusata, spesso anche retorica, perché la realtà risulta ben altra. Dissapori, gelosie, ansie, pianti, isterismi e sfuriate scoppiano proprio quando fratelli, sorelle, cognati e cugini si rincontrano. E, in particolare nei dialoghi, nel confronto tra i personaggi, la pellicola si fa più interessante. Sopratutto grazie  al fatto che il regista ha voluto dare un timbro  di italianità al contesto, imbarcando nel cast una valanga di attori di spicco, giovani e meno giovani, del nostro panorama cinematografico. “A casa tutti bene” non è certamente originale come commedia. L’infedeltà coniugale, le famiglie allargate, la malattia, la stabilità economica degli over 70 e la precarietà delle nuove generazioni sono temi ormai ricorrenti ovunque, ma sempre accattivanti per un pubblico eterogeneo. Infatti quando cominciano a scorrere i titoli di coda si prova un sentimento di amarezza misto alla curiosità di sapere cos’altro può succedere.

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