Trappiste di Vitorchiano: preghiere, marmellate e nuova grafica

Tutto nasce da un biglietto da visita con su scritto “Grafica Trappiste”, elaborazione grafica e stampa biglietti personalizzati e via dicendo. Sono le monache del Monastero di Vitorchiano lungo la via della Stazione a offrire questo servizio all’esterno con realizzazioni di progetti di grafica per la stampa. Nel Monastero di Vitorchiano sono in settanta, nella consapevolezza della loro missione le monache applicano, nella loro vita claustrale, la Regola di san Benedetto ispirata principalmente alla preghiera, al lavoro, all’obbedienza, alla povertà, all’umiltà. La giornata è scandita dalla preghiera liturgica del Monastero, che si articola secondo un orario che va dal mattutino alle ore 3.30 fino a compieta alle ore 19.00, nonché dalle attività pratiche (studio, lavoro manuale, arte, ecc) secondo il celebre motto ora et labora. La collocazione del Monastero già di per sé è un fatto singolare, perché è situato lungo la via che porta al borgo di Vitorchiano dalla vecchia Ortana, una posizione che va a scalfire quel luogo comune che sostiene che per addentrarsi in un mondo fatto di pace e operosità c’è bisogno dell’isolamento terreno. E se la preghiera scandisce la giornata delle suore trappiste, il lavoro diviene pure esso preghiera declinata nella manualità nell’attitudine. Fede, marmellate (25 i gusti),vino e oggi anche un servizio di grafica (progettano, impaginano, stampano). Oltre alle confetture ai lamponi, alle more, alle arance, alla mela, all’albicocca e a tanti altri gusti, dai vigneti del monastero fluisce il Coenobium, un vino bianco ottenuto da uve di Trebbiano (45%), Malvasia (35%) e Verdicchio (20%). Per la produzione, le suore trappiste seguono i precetti della viticoltura naturale. Dal monastero esce pure il Coenobium Ruscum, ottenuto attraverso la fermentazione del mosto con le bucce per 15 giorni. Bottiglie che per il prossimo Natale possono rappresentare l’dea regalo particolare.Trascinata dall’ascesa del bio, la marmellata i vini dei monasteri oggi sono un cibo cult per molti. Il cancello aperto del convento spinge verso il giardino perfettamente tenuto, a lato la foresteria per l’accoglienza del visitatore. È un susseguirsi di suore giovani che svolgono nella propria mansione l’attività giornaliera. E ad una di loro, Suor Maria Giovanna, 37 anni, originaria di Roma, rivolgiamo alcune domande.

La vostra comunità nasce a San Vito, in Piemonte, ed è, nei suoi inizi, una comunità povera. È nel 1957 che si stabilisce nel monastero di Vitorchiano dove continua a crescere e a svilupparsi. In un’era in cui le vocazioni soffrono voi rappresentate il caso opposto. Qual è il segreto?

Credo che il segreto sia nascosto nel disegno di Dio. Quello che posso dire è che l’incontro col monastero è oggi l’incontro con una bellezza e l’intuizione di trovare risposta alle domande e ai desideri più profondi del cuore dell’uomo, dentro una realtà molto concreta e dentro un’amicizia vera.

Quante giovani e da quali paesi arrivano in Monastero? Qual è la leva che le porta verso questo cammino?

Le giovani che entrano oggi in monastero arrivano un po’ da tutta l’Italia e provengono dalle più diverse esperienze umane ed ecclesiali. La “leva” è per tutte, seppure in forme diverse, l’incontro con Cristo e l’esperienza di pienezza di vita generata da questo incontro da cui nasce il desiderio di una risposta totale.

Nel cammino del noviziato, tutte raggiungono la consacrazione definitiva ?

Il periodo di formazione è anche periodo di discernimento e verifica vocazionale, e capita che alcune escano, ma la maggior parte resta.

Il carisma benedettino e cistercense in cosa consiste? Può essere applicato nella vita comune?

La nostra vita è preghiera, lectio, lavoro e vita fraterna nella continua ricerca di Dio e nel desiderio di nulla anteporre all’amore di Cristo. In realtà è la vita cristiana a cui ogni battezzato è chiamato, ma vissuta con radicalità, come segno forte per dire al mondo – che oggi sembra voler fare a meno di Dio – che Dio basta per vivere e che solo Dio dà senso alla vita.

Quanti e quali visitatori entrano al Monastero di Vitorchiano?

Come dice san Benedetto nella sua Regola, al monastero gli ospiti non mancano mai.
È anche la nostra esperienza: vengono i nostri parenti e amici, vengono persone a trascorrere una o più giornate di preghiera e silenzio, piccoli gruppi a fare ritiri, pellegrini alla tomba della Beata Maria Gabriella, o semplicemente persone che ci affidano intenzioni di preghiera.

Per le confetture e i vini c’è un punto vendita interno e per le realizzazioni grafiche come siete organizzati?

Sì, abbiamo un piccolo punto vendita all’ingresso del monastero e per le realizzazioni grafiche oltre ad un contatto diretto, attraverso il punto vendita o il parlatorio, c’è anche la possibilità di contatto e vendita on line (www.edizionitrappiste.it; info@edizionitrappiste.it; tel 0761 370095) sia per i biglietti e libretti da catalogo, sia per i lavori personalizzati (ricordini per le diverse ricorrenze, partecipazioni di nozze, locandine e altro).

Quando Benedetto scriveva la sua regola ogni cosa era comune a tutti ed è in quel messaggio che è racchiuso lo spirito vocazionale delle trappiste. La mensa comune, la celebrazione della liturgia che riunisce 7 volte al giorno la comunità e il lavoro manuale sono vissuti mantenendo una dimensione di silenzio, di essenzialità e di solitudine, lavorando insieme, imparando a volere le stesse cose a perseguire gli stessi fini servendosi reciprocamente. Una sfida che insieme vuole rendere i propri occhi capaci di vedere oltre alla apparenza delle cose il mistero di Dio su di noi e sul mondo. Guardando con gli occhi della contemporaneità mettono a disposizione le loro professionalità.

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