Sos clima per l’ Olivicultura nella Tuscia

Luciano Pasquini

L’olivicoltura, è un’importante voce nelle produzioni agricole della Tuscia, ed è tra le prime nel Lazio, quindi l’attenzione sulla campagna in corso da parte degli olivicoltori è alta come giustamente c’è da aspettarsi visto l’andamento climatico in corso. Ci siamo rivolti ad un tecnico il Dott. Angelo Murri che da anni segue il settore per conto di Coldiretti Viterbo ed è Agronomo di OP Latium, la maggiore organizzazione Laziale di Produttori Olivicoli, per capire cosa ci aspetta: L’annata agraria in corso è di certo una delle più difficili degli ultimi anni. La stagione siccitosa dove le piogge invernali sono state particolarmente scarse e quelle primaverili/estive inesistenti, a tal punto che le riserve idriche già impoverite si stanno via via esaurendo. Si è prodotta anche un’ abbondante defogliazione invernale, specie nel mese di febbraio, per il freddo intenso che ha colpito alcune cultivar più suscettibili come il Canino. Le piante  hanno reagito durante il rialzo termico producendo nuovo fogliame e “tralasciando” l’induzione a fiore. La fioritura mediocre che si è ottenuta ha subito un ulteriore colpo dai venti caldi che hanno abbassato la vitalità del polline, disseccandolo, e ottenendo una scarsa allegagione. Lo stress idrico prolungato ha portato e sta portando ad un disseccamento dei frutti sulla pianta, con evidente cascola che sta iniziando su molte zone. Per quanto riguarda la situazione parassitaria, un costante attacco di occhio di pavone e piombatura sono per ora le uniche patologie serie riscontrate. Trattamenti di rame sarebbero consigliati, ma la siccità preclude gli interventi dato che il rame, che è comunque fitotossico, aggiungerebbe stress e si rischierebbe una cascola maggiore delle olive. Il caldo intenso se non altro allontana per ora lo spauracchio della mosca olearia, ed e ripreso il monitoraggio degli attacchi della mosca olearia con la diffusione dei relativi i bollettini periodici che sono disponibili sul sito istituzionale di O.P. Latium o nelle sedi Coldiretti. Gli unici oliveti in condizioni sufficienti risultano quelli potati annualmente, irrigui e trattati con concimi fogliari in prefioritura e in post allegagione. Trattamenti con caolino per ridurre la temperatura della chioma sono fortemente consigliati e utilizzati per salvaguardare la produzione residua. Da quanto evidenziato dal Dott. Murri appare evidente che ci troviamo di fronte ad un’annata molto critica, la quale inevitabilmente spalancherà le porte ad una importazione senza regole  di olio dai paesi magrebini, dando così il colpo definitivo alla nostra olivicoltura. La Regione Lazio, deve quanto prima interessarsi al problema, e non  dopo, quando la situazione  sarà arrivata ad un punto di non ritorno, compromettendo i già magri bilanci delle famiglie agricole.

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