Simonetta Coccia: la signora dei salumi della Tuscia

“Hai presente quel pezzo di Venditti, il verso dove canta: … e mio padre, una montagna troppo grande da scalare…? Anche mio padre è stato una montagna. Bello come un attore, dal carattere fortissimo. Mi rivedo piccola, quando in punta di piedi lo guardavo oltre il bancone di marmo del negozio. E spesso, nei momenti di quiete, lo sento ancora qui accanto a me”. Voce dolce, tratti delicati, determinazione unita a grande competenza e professionalità: Simonetta Coccia è uno dei volti nuovi e più rappresentativi dell’imprenditoria femminile viterbese. Una figlia prima ancora di essere imprenditrice. “Con la sua vita interamente dedicata al lavoro, papà ci ha regalato l’immenso valore dell’esempio”, aggiunge commossa. La famiglia Coccia è una delle più note del capoluogo della Tuscia: il papà Sesto, originario della provincia di Perugia, arrivò a Viterbo nella prima metà del Novecento e aprì la prima piccola bottega di salumiere nel quartiere più antico, San Pellegrino. Gli anni passarono: con i sacrifici e il lavoro l’attività crebbe e prosperò. Sesto si sposò ed ebbe tre figlie. La sua impresa, pur acquisendo un carattere sempre più ampio, rimase per suo preciso volere di carattere famigliare e artigianale. Simonetta Coccia è la minore delle figlie di Sesto. “Finite le scuole, ho cominciato a lavorare fianco a fianco con papà, collaborando alla gestione amministrativa. Avevamo un rapporto simbiotico, fatto di affetto e di sintonia sul lavoro. Non mancavano i momenti conflittuali”, ricorda Simonetta. Quando il fondatore è venuto a mancare, è stato naturale per Simonetta subentrare nell’amministrazione e nella gestione dei clienti e dei fornitori. Le sorelle Rita e Maura si occupano degli altri aspetti gestionali della ditta. “Non nascondo che quando mi sono trovata a occupare la scrivania che era stata di mio padre, ho avuto un attimo di sconforto. Era un personaggio conosciuto da tutti, un uomo di vecchio stampo, per il quale bastava una stretta di mano a suggellare un accordo. Sentivo forte le aspettative altrui, di cercare di mantenere l’azienda di famiglia ai livelli cui era giunta e anzi, di farla crescere. E questo, in un ambiente prettamente maschile, non è stato affatto semplice. Ho dovuto lavorare tanto”. La ditta fondata da Sesto Coccia è oggi una grande realtà che dà lavoro a sedici dipendenti. Il punto vendita è una meraviglia sensoriale: luci, colori e soprattutto profumi accolgono il visitatore, che può scegliere per i suoi acquisti tra una produzione sterminata di carne fresca e lavorata, specialità e prodotti tipici della Tuscia. Per la fornitura di carne suina, vengono privilegiati gli allevamenti italiani etici, che perseguono una politica cruelty free. I prodotti Coccia appartengono al circuito Slow Food, un ente internazionale che promuove il rispetto del cibo e di chi lo produce, in armonia con gli antichi saperi e con le variegate tradizioni locali. Inoltre, i salumi dello stabilimento viterbese vantano il marchio Tuscia: sono realizzati cioè seguendo un disciplinare stilato dalla Camera di Commercio locale, che tutela e promuove prodotti di comprovata tipicità e qualità, garantendone l’origine. “La nostra è un’attività che da una parte è riscoperta e valorizzazione degli antichi prodotti tipici del nostro territorio; dall’altra è sperimentazione e ricerca, per la realizzazione di nuove specialità”. Se il segreto per la realizzazione dei prodotti Coccia viene custodito gelosamente, come farebbe qualsiasi artigiano orgoglioso del proprio lavoro, non è un segreto invece il motivo per cui l’azienda di Simonetta e della sua famiglia abbia raggiunto i lusinghieri risultati odierni. “La passione, la cura che mettiamo nel nostro lavoro. E personalmente, credo molto nella collaborazione fattiva tra imprenditore e collaboratori. Come datrice di lavoro sono sempre estremamente disponibile e questo credo sia la parte vincente della mia attività”. Un’attività vincente che è stata anche riconosciuta dalla sezione viterbese di Fidapa – Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari, della quale Simonetta è membro. “Le donne imprenditrici non sono purtroppo molte: il mondo declinato al maschile rema ancora contro. Ma tra noi esiste una bella solidarietà. La stessa che c’è tra i membri di Unindustria Lazio, l’associazione che riunisce le imprese della nostra regione. Quando mi sono trovata per la prima volta tra tutti quei grandi nomi dell’imprenditoria regionale, mi sono sentita prima intimorita… poi, tanto motivata”. Oggi Simonetta lavora a pieno ritmo nell’azienda e si sposta molto, per curare personalmente i rapporti con i fornitori e promuovere i prodotti al di fuori della provincia viterbese. “Abbiamo clienti in tutta Italia: esportiamo in Europa e addirittura inviamo i nostri guanciali a Dubai”, aggiunge Simonetta sorridendo. E il prosciuttificio Coccia sta cercando di ottenere la certificazione particolare per poter esportare anche negli Stati Uniti. “Saremmo il primo stabilimento del Lazio che lo fa. Sarebbe un vanto per la nostra Tuscia”. Ed essere diventati una solida realtà industriale nella provincia viterbese è già motivo di orgoglio. “Penso che se si riesce a lavorare con successo in questa città, lo si possa fare anche con il resto del mondo. La Tuscia è una terra splendida, e il clima è particolarmente adatto alla stagionatura dei prodotti. Quando vado a una fiera a presentare il nostro marchio, rappresento anche il nostro intero territorio. E questo mi rende orgogliosa”.
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