Signori, Confartigianato imprese Viterbo: “Basta ai fondi avvoltoio”

Nella società italiana, al sud e anche al centro-nord del paese, si è creato un buco all’interno della comunità civile e nel tessuto economico familiare.
Confartigianato da diversi anni ormai enuncia la necessità di interventi all’interno della società economica- familiare italiana. Si pensa che siano 2 milioni le persone escluse dal credito legale e con familiari e dipendenti la cifra lievita fino a toccare una somma di 10 milioni di persone che non possono utilizzare i normali strumenti tradizionali di credito. All’interno della nostra associazione vengono definiti i nuovi “impoveriti”.
Si tratta di famiglie e microimprese familiari che, nella decennale crisi economica, non riescono a restituire i piccoli prestiti, accesi nei 2 decenni di sviluppo economico che hanno preceduto la congiuntura negativa.
Sono soprattutto questi nuovi poveri che subiscono le 300mila esecuzioni immobiliari in corso in Italia e che presto, entro 24 mesi, raggiungeranno la soglia di 500mila e saranno debiti ceduti, in sofferenza ai fondi avvoltoio.
Tali fondi, sono spesso ubicati fuori dal territorio nazionale e perciò fuori dalle normative italiane poiché non si arrestano alle esecuzioni che cessano alla vendita della 1° casa (la definizione di fondo avvoltoio nasce dal fatto che essi possano pretendere e procedere sul debito contratto anche sulla prima abitazione).
Queste famiglie come già abbiamo enunciato, noi della Confartigianato dalle cronache recenti, perdono la casa di abitazione per poche migliaia di euro.
Per proteggere queste fasce sociali deboli, era stato presentato al Parlamento, che ha appena finito il suo lavoro, il “ giubileo bancario”, diventato infine un emendamento alla legge di stabilità.
A questa proposta aveva già dato la propria adesione RItMI (rete italiana di micro finanza), proponendo delle soluzioni concrete per permettere ai nuovi poveri di chiudere le loro pendenze debitorie e, spesso, salvare la casa di famiglia.
Anche la nostra associazione in questi anni ha contribuito spesso con i propri strumenti di credito, per assottigliare le rate dei muti in corso, nei confronti degli associati imprenditori artigiani diminuendole in entità spalmandole in tempi decisamente più lunghi, e perciò di più ampio respiro.
Concludendo, speriamo che gli strumenti a nostra disposizione e la sensibilità dimostrata negli ultimi tempi dalla politica, metta finalmente a termine o almeno dia un segnale ad un problema annoso, che si sta prolungando da ormai troppi anni e che ha lasciato sui territori fin troppe vittime inascoltate e ferite indelebili nelle famiglie colpite da tali avversità.

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