Si accettano miracoli. Trama e ritmo non decollano

Rossella Salvatorelli

si accettano miracoli

Il vero prodigio compiuto da Alessandro Siani, autore, regista e protagonista del film, è quello di aver attirato migliaia e migliaia di spettatori nelle sale cinematografiche a pochi giorni dalla prima proiezione. Eppure “Si accettano miracoli”, la favola portata sul grande schermo dall’attore napoletano, è piuttosto deludente. Gag, battute e situazioni comiche strappano risate alla platea. Anche la scelta del set e dei personaggi è ben studiata, ma la trama è un po’ scontata e manca di ritmo.

Fulvio, il protagonista del film, da manager di azienda in una grande città viene catapultato in un paesino meridionale  dove  ritrova un fratello, Fabio De Luigi, nelle vesti del parroco Don Germano,  e  una sorella, Serena Autieri, sposata, ma non felicemente. Nella piccola comunità tutto sembra essersi fermato agli anni del dopoguerra: dai costumi, alla semplicità delle persone, all’assenza di ogni  mezzo tecnologico. E l’idea di Fulvio, di  sfruttare le credenze religiose degli abitanti del luogo, rappresenta la giusta soluzione per vivacizzare il paese e per  rimpinguare le casse di una misera parrocchia che si prende cura di una combriccola di ragazzini discoli. In realtà il  borgo se ne avvantaggia. Diventa meta di pellegrinaggio per tanti fedeli e le attività commerciali rifioriscono.

Il finto miracolo  però non sfugge  alla curiosità dei Cardinali. E qui bisogna inventarsi  qualcosa di nuovo  per ovviare alla figuraccia….! Ma è tutto un po’ forzato. Ciò che non mente è la verve di Siani e la simpatia di De Luigi.

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