RACCONTI BREVI/Un brutto risveglio

Incubi

Una giornata cominciata così presagisce brutte sorprese. Si sveglia nel letto, il letto trema, è buio. Il letto trema e lui si sveglia e prova ad alzarsi. Prova ad alzarsi mentre il letto trema ma qualcosa lo schiaccia e rimane sdraiato su un fianco. Il ragazzo sa che è un incubo, guarda tu che incubo, pensa.

Tira su la testa e guarda verso il corridoio, una ragazza con un peluche in mano pallida e diafana, senza lineamenti e i capelli bagnati, non ha un volto; cammina a ritroso, strusciando il peluche sul pavimento, entra nella camera dei genitori e chiude la porta. Torna con la testa sul cuscino e chiude gli occhi: è solo un incubo, finirà. Il letto trema più forte, lo bloccano e non può muoversi, smette di ribellarsi, sente una voce, gli dice delle cose. Una voce sussurrata, mefistofelica, costante, incomprensibile. Sembra la lingua di Mordor.

Poi vede un occhio verde palude, fosforescente, emana un bagliore tetro, è contornato da rughe. È un incubo, è il demone che lo schiaccia sul letto e lo guarda e gli entra nell’orecchio. Fa uno sforzo si libera e si alza e cammina fino alla porta, dal basso nel corridoio arriva una luce rosso lumino, cimiteriale; ci sono tante sua madre e suo padre, con i volti oscurati, i capelli appiccicati e putridi, non hanno volto ma sa che sono loro. Prova ad uscire ma lo spingono dentro e chiudono la porta, ricade sul letto e il letto non trema più, finalmente sta finendo, ma i veri incubi ti illudono e ti tolgono speranze e non finiscono mai, e torna a tremare, lo schiacciano di nuovo, sente la voce e si sveglia.

I sogni lucidi sono quelli in cui sai che è un sogno e puoi fare quello che vuoi. Il ragazzo questa mattina si veste e pensa che ha fatto un incubo lucido: quelli in cui sai che è un incubo e non puoi fare niente. Ha scritto la parola incubo su google e ha scoperto che deriva dalla parola incubus, che  era un demone appartenente alla mitologia romana. Un demone che si sdraiava sopra i dormienti e non gli permetteva di alzarsi. Ha fatto un incubo classico, vero e primordiale. 

Una giornata cominciata così presagisce brutte sorprese; e lo pensa, quando sente i due scoppi fragorosi ed esce in balcone e vede che sulla piazza tutti sono affacciati. Deve essere scoppiato il benzinaio qui vicino, si dice. Il ragazzo dell’appartamento di fronte, nel suo stesso piano, lavora lì e può chiedere a lui. Però non ha visto fumo nel cielo. Suonano alla porta, è il ragazzo benzinaio, apre. Sta piangendo e dice, con la voce strozzata: – È morto mio nonno, non mi funzionano i telefoni. Posso fare un telefonata?

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