Via Francigena: una regolamentazione che tuteli il pellegrino

La Via Francigena, che da Canterbury portava a Roma, è una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per raggiungere le tombe e il luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo. Era la più importante delle grandi vie di collegamento che solcarono l’Europa nel Medioevo, caratterizzata da un fondamentale aspetto devozionale e dalla peculiare caratteristica di essere nel contempo una strada di conquista, di conoscenza, di mercato e dunque l’essere veicolo di idee, costumi, arte, uomini e cose nel mondo occidentale che la rende ancora oggi particolarmente suggestiva dal punto di vista turistico e culturale. Deve il suo nome al fatto di essere stata utilizzata come via d’accesso attraverso le Alpi dai Franchi che ne fecero il più importante collegamento tra l’ambiente nord europeo e le regioni del Mediterraneo. In questo senso la Via ha rappresentato una grande testimonianza dell’antica radice dell’identità culturale europea. Queste notevoli credenziali, unite all’elevata percorrenza della strada nel corso dei secoli, hanno fatto sì che la via sia stata riconosciuta quale itinerario culturale approvato dal Consiglio d’Europa, aderendo ad un progetto interregionale di ricerca promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Regione Lazio ha sostenuto, negli ultimi anni, la valorizzazione e la messa in sicurezza del tracciato laziale, che è diventato un polo d’attrazione per molti pellegrini, che lo percorrono ogni anno a piedi o a cavallo. Il tratto della via Francigena che va da Montefiascone a Viterbo, offre al visitatore o pellegrino che sia un’occasione unica. Percorrere buona parte del percorso utilizzando il tracciato della Cassia Antica su un basolato romano di oltre duemila anni per chi ha scelto di attraversarlo è una sensazione unica,. Ancora oggi resiste alle intemperie, ma non alla stupidità umana,di cui ti accorgi osservando i cartelloni informativi deturpati. Lasciata alle spalle la Basilica di Santa Margherita con la sua enorme cupola, una delle più grandi in Italia. Inoltrandoci direttamente nella campagna circostante in direzione di Viterbo, il percorso è in leggera discesa. Subito incrociamo un fuoristrada che sbuca all’improvviso da dietro una curva e forse pensando di stare nel Serengheti, oppure motociclisti da cross che competono tra loro. Su alcune consolari che hanno fatto grande Roma, alcune amministrazioni locali obbligano perfino di portare le biciclette a mano. Sulla Via Francigena, serve emanare una regolamentazione per l’incolumità e il piacere di chi quella via la vuole percorre nei silenzi che l’hanno caratterizzata godendo di una fruibilità informativa che è un dovere soprattutto per quei viaggiatori che magari attraversavano l’Europa per recarsi in preghiera alla tomba dell’Apostolo Pietro a Roma e immaginano anche qui una “via della fede”ben organizzata,. La Via Francigena deve essere un percorso principale di civiltà.
Foto di Luciano Pasquini
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