Paolo Pelliccia: tecnologia e Umanesimo per una Biblioteca all’avanguardia

“Siamo eredi, indegni, di un grande patrimonio che ci è stato lasciato”. A dirlo è il celebre architetto Renzo Piano, riferendosi al patrimonio artistico e archeologico italiano. Una definizione che ben si attaglia anche all’atteggiamento dell’italiano medio nei confronti dello sterminato patrimonio letterario nazionale e della cultura in generale. Nel Paese in cui più di ogni altro al mondo sono state scritte pagine eccelse di letteratura, oggi buona parte dei suoi abitanti non legge nemmeno un libro all’anno. Addirittura, secondo l’Istat, 4 italiani su 5 non sanno leggere e comprendere un articolo di venti righe e un italiano su cinque è semianalfabeta. Le librerie delle famiglie italiane rimangono malinconicamente disadorne, mentre cresce l’audience di programmi televisivi di dubbio gusto. Eppure, e per fortuna, molti credono ancora e fermamente che i libri e la lettura siano la quintessenza della civiltà, oltre che un’esperienza di puro piacere sensoriale e intellettuale, quello che solo una pagina ben scritta riesce a dare. Per tutti i lettori, e per quelli che potenzialmente potrebbero diventarlo, le biblioteche sono come stelle polari, in grado di orientare la scelta nella sterminata offerta di titoli pubblicati ogni anno.
Paolo Pelliccia è da oltre quattro anni il commissario straordinario della Biblioteca Consorziale di Viterbo. Nemico, a suo dire, dello “spontaneismo”, ha condotto la biblioteca locale attraverso un percorso virtuoso di rigorosa professionalità, che ha permesso di raggiungere gli ottimi risultati attuali. Un nome, “biblioteca”, che evoca immediatamente corridoi grigi e polverosi, e ricordi ansiogeni dei nostri trascorsi scolastici. “Niente di più lontano dalla realtà: la Biblioteca di Viterbo è oggi un qualcosa di totalmente diverso”, esordisce Pelliccia. “È stata ripulita dagli effetti di anni di sporcizia e di incuria. Nel riprogettarla sono stati privilegiati design e tecnologia, la bellezza dei colori e delle luci”. Passato e futuro si incontrano oggi negli spazi in cui predomina l’essenzialità del bianco e del nero. Luci al led e particolari color arancio, il colore dell’energia e delle idee, illuminano i corridoi che ospitano fra l’altro pregevoli pezzi artistici. Dalle pareti, gli sguardi e le parole immortali di scrittori, poeti, registi e attori, ci rammentano chi siamo stati e chi potremmo tornare a essere. Un connubio di tradizione e di tecnologia. “La tecnologia non va combattuta, ma utilizzata. Del resto, non si può fermare la direzione presa dal mondo. Anzi, tecnologia e umanesimo sono due forze che possono collaborare e dare i loro frutti”, continua Pelliccia. E in effetti, basta andare sul sito istituzionale per rendersi conto delle molteplici attività che vi si svolgono. Mostre su poeti, musicisti, artisti; presentazioni di romanzi con gli autori; particolare attenzione al cinema e al teatro. “Abbiamo un catalogo di tutto rispetto, tanto che biblioteche ben più ricche ci chiedono testi in prestito”. Risultati lusinghieri, per una realtà che oggi coinvolge un sempre maggiore numero di utenti – in gran parte giovani – malgrado la limitatezza delle risorse. “Molti dei progetti sono stati finanziati da privati, come ad esempio la sala multimediale dedicata al cinema e allo spettacolo in genere. Devo inoltre ringraziare il personale della biblioteca e i molti giovani volontari che con impegno e passione hanno permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati”.
L’incontro con Paolo Pelliccia è anche occasione per fare il punto sull’importanza della lettura. “L’Italia è un paese che ha disimparato a leggere. I libri, ma anche i giornali. E per essere cittadini veramente attivi, per formare consapevolmente la propria opinione, è necessario leggere il nostro presente, la nostra realtà”. Vari sono i motivi per cui si è giunti a quello che il commissario straordinario definisce “lo stato di emergenza del mondo del libro, delle biblioteche e della cultura”. Malgrado il moltiplicarsi di iniziative come i festival letterari, il coinvolgimento del pubblico permane scarso. La nostra classe dirigente, figlia di un sistema scolastico sempre più carente, si dimostra poco attenta alla vitale importanza della cultura nazionale e persegue politiche miopi condizionate dalla cronica mancanza di fondi. Dalla presa di coscienza di questo stato di cose, nasce il Manifesto promosso dalla Biblioteca di Viterbo e indirizzato ai responsabili dei dicasteri dell’Istruzione e della Cultura. Un vero e proprio “piano Marshall” che possa salvare e ridare valore alla cultura e alla visione del mondo che essa sa suggerire, in questi tempi bui di battaglie fra poveri, di populismo e di razzismo. Un piano che possa partire proprio dal sistema territoriale delle biblioteche. “Le biblioteche sono punti di riferimento fondamentali. Ve ne sono in ogni centro abitato, anche i più piccoli. Una presenza capillare che nemmeno le banche possono vantare. Intorno a esse si costituiscono idee, progetti, cambiamenti. Vi si custodisce lo spirito di libertà di pensiero e di cittadinanza. Ma potrebbero essere viste anche come creatrici di reddito. Penso ai tanti giovani laureati in archivistica, in beni culturali. Se le oltre ottomila biblioteche italiane assumessero ciascuna un giovane, si creerebbe lavoro e si darebbe una bella spinta in termini di entusiasmo e di progettualità. Sono piazze fondamentali, che non possono chiudere”, aggiunge Pelliccia. Sono molti i suggerimenti contenuti nel Manifesto, che si può sottoscrivere on line o direttamente presso i locali della Biblioteca di Viterbo. Se i libri non attraggono sufficientemente il lettore, si può ribaltare la prospettiva e fare in modo che essi siano attratti dai lettori, entrando nel loro quotidiano. Postazioni mobili potrebbero girare nelle piazze dei principali quartieri di Viterbo, promuovendo la lettura con l’ausilio di apparati multimediali. Le scuole potrebbero essere coinvolte, soprattutto quelle dove si insegna la recitazione e il teatro: i ragazzi potrebbero realizzare brevi video in cui rappresentare scenicamente estratti dei classici della letteratura mondiale; video che poi sarebbero premiati con collane di libri da destinare alla scuola di provenienza. E si potrebbe portare la letteratura nei luoghi-simbolo della città: attraverso una serie di codici QR disseminati per le vie, si potrebbero portare all’attenzione dei cittadini e dei visitatori pagine di giornalismo, di saggistica, di letteratura, creando un percorso di scoperta della città attraverso le citazioni connesse allo spirito del luogo. È prevista inoltre la realizzazione della “Città della Cultura”: la nuova sede della Biblioteca, che troverà posto nell’edificio dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco, immediatamente adiacente al campus universitario della Tuscia, con il quale formerebbe un tutt’uno, anche architettonico. Un progetto ambizioso che potrebbe veramente creare una struttura polifunzionale, in grado di dare occupazione e formare nuove generazioni di studenti e di operatori.Si legge nel Manifesto: “La Biblioteca Consorziale di Viterbo crede fermamente nella centralità della cultura per il futuro dell’Italia”. Cultura come catalizzatore di quel processo di recupero della fiducia in noi stessi e nelle nostre grandi potenzialità. Le iniziative sono già in fase di realizzazione: con l’appoggio dei cittadini e del Governo, il progetto può realizzarsi pienamente e perché no, estendersi ad altre città italiane.

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