Paola Maruzzi: come reinventarsi dando voce alle storie d’amore

di Paola Maruzzi

Le sue radici sono nell’entroterra abruzzese, a Fara San Martino, un paesino in provincia di Chieti. Ha lasciato un bel pezzo di cuore a Bologna, dove ha vissuto per anni, per poi trasferirsi a Milano. Dal 2014 è approdata a Viterbo e la Tuscia è la sua nuova avventura.
Di lei abbiamo sentito parlare appena due settimana fa, alla presentazione al Bic Lazio nello small talk delle donne imprenditrici nell’ecosistema digitale. Delle tre una era lei.
Paola Maruzzi, trentenne, si racconta così: “Una laurea in lettere e un percorso avviato nel giornalismo, mi sono occupata a fondo di comunicazione digitale e oggi faccio web content e gestisco i social per alcune aziende del territorio, tra cui la scuola di cucina Campus Etoile Academy di Tuscania. Questo per dire che non ce l’ho con il web, seppure il mio progetto nasca dalla carta. L’idea di impresa che presenterò il 23 marzo alla Startup Night di Medioera si chiama “Love Writer: il tuo matrimonio in un romanzo”: in pratica do voce alle storie d’amore facendo culminare il racconto con il fatidico sì”.

Ma come?
“Mi avvicino in punta di piedi alla coppia, ascolto, prendo appunti, registro le emozioni del giorno più bello della loro vita e trasformo gli attimi in parole per renderli eterni. Il prodotto finale è un vero e proprio libro rilegato a mano (le soluzioni di packaging sono tantissime e tutte con il valore aggiunto dell’artigianalità); quel libro che, mi piace pensare, leggeranno i figli e i nipoti dei protagonisti perché la scrittura ha questa strana magia, attraversa i secoli e le generazioni.

L’amore nell’era di Internet cerca un ritorno al passato?
Oggi sui social parliamo e scriviamo di noi in continuazione ma ci manca la “terza persona”, l’autore che ricompone i pensieri, che lascia fermentare le parole per giorni.

Com’è articolato il suo progetto?
Love Writer è un piano aperto e declinabile su ogni esigenza. Si può richiedere un romanzo di 100 e più pagine o un racconto breve e decidere la cifra stilistica (romantica, reportagistica, solenne e via dicendo). Lo si può fare come regalo a sorpresa per la sposa o lo sposo, sceglierlo come originale bomboniera e declinarlo per tutte le occasioni speciali, come gli anniversari.
Attualmente è in stampa il primo libro ma di strada da fare ce n’è ancora tanta e questo non mi spaventa. Per ora posso dire che il riscontro è stato più che positivo. Il mio debutto da love writer c’è stato lo scorso dicembre all’open day del Castello di Torre Alfina, una meravigliosa location per matrimoni ad Acquapendente. Negli occhi di tante coppie ho visto interesse, tantissimi hanno apprezzato l’originalità.

Come è nata l’idea?
L’idea è venuta chiacchierando con una cara amica che mi spiegava come all’estero stia prendendo piede questo originale servizio per il wedding, mentre in Italia è ancora del tutto assente. Ma dietro la love writer c’è anche Umberto Eco.

Ci spieghi meglio.
Vi confesso una cosa: c’è stato un periodo in cui collezionavo articoli di giornale ed editoriali che mi colpivano. Ho cominciato con L’Antitaliano di Giorgio Bocca ritagliandolo da un numero dell’Espresso di quasi vent’anni fa. Da questo mio archivio, tempo fa ho ripescato un vecchia Bustina di Minerva in cui Eco rifletteva sulla labilità dei supporti di informazione nell’era digitale: “se mi cadono il computer o l’e-book dal quinto piano sono matematicamente sicuro di aver perso tutto, mentre se cade un libro al massimo si sfascia”. Una verità semplice e scioccante che mi ha aperto un mondo.

E l’arrivo nella città dei Papi?
Non ci sarei mai arrivata senza il mio compagno Marco, originario viterbese, e senza i nostri due figli.

Come si vive a Viterbo? Punti deboli e punti di forza…
Di Viterbo apprezzo il piacere dell’esplorazione e dell’inaspettato: è vero, a livello locale bisognerebbe imparare a “vendersi meglio” ma forse è proprio grazie a questa mancanza che viene preservato il gusto di scoprire quasi per caso realtà di assoluto valore, magari nascoste dietro l’angolo. Credo che l’anima di Viterbo stia nel suo centro storico, da mamma e cittadina, vorrei venisse valorizzato e lasciato vivere di più.

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