Massimo Vollaro: un clic sulle meraviglia della natura

Massimo Vollaro

I colori li porta negli occhi fin dall’infanzia trascorsa a Panama e dall’adolescenza che lo ha visto tornare alle pendici del Vesuvio. Poi il lavoro lo ha condotto nella Tuscia e non poteva non essere la natura a conquistare Massimo Vollaro. Oggi per l’università viterbese fotografa, insetti, piante, ma anche le tradizioni popolari, che fanno di questa terra un campo di studio antropologico prezioso.

Massimo nasce in Colombia, poi con la famiglia si sposta a Panama, guarda le onde dell’Oceano e quando, rimasto senza papà da piccolo, la mamma decide di far rientro in Italia per mandare il fratello più grande all’università, Massimo assapora i profumi di Napoli. Una macchina fotografica la porta sempre con sé. Capisce che quello sarà il suo futuro, ma per arrivare ad essere un professionista parte dal basso: dai matrimoni, ai book per le modelle, paesaggi e scene di vita, mentre qualsiasi tipo di lavoro gli consente di comprare altra attrezzatura e formarsi. Poi l’amore per la Macrofotografia. I contatti con l’università di Napoli e da lì la possibilità di uno spiraglio a Viterbo con una nuova facoltà che stava prendendo vita.

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Vollaro vince un concorso da tecnico e arriva nel Viterbese. Ma il grigio del peperino non poteva fermarlo. Il lago di Vico diventa uno dei suoi scenari di lavoro preferiti: per tre anni e mezzo ha immortalato l’avifauna nidificante e svernante. Questo è uno degli ultimi lavori impegnativi.

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Ma poi a cadere sotto il suo obiettivo è stata “La Campagna che non ti aspetti”, con volti, momenti e prodotti dell’agricoltura sociale.

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Le tradizioni popolari diventano oggetto di studio. Massimo si documenta e ferma sulla carta lucida delle fotografie i “Riti di Primavera nella Tuscia Laziale” che diventa un libro con i testi di Quirino Galli che raccontano e tramandano alle nuove generazioni le tradizioni della Tuscia. Un progetto editoriale realizzato anche grazie al sostegno del Lions di Viterbo.

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Massimo Vollaro racconta di aver scopetto un mondo fatto di schiettezza e tradizioni. Sono soprattutto gli anziani ad aver lasciato il segno: nella provincia ci sono ancora figure che portano in loro i tratti di un passato da coltivare.

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