Marilena Andreini: le battaglie per le donne della Tuscia

marinela andreini

Maria Goia è stata una delle protagoniste delle vicende politiche e sociali del primo Novecento, operando attivamente per la nascita di organismi sindacali e cooperativi. Teresa Noce, organizzatrice politica e sindacale, è stata la prima firmataria del progetto di legge in difesa della maternità, proposto a fine agosto del ‘47 dalla Cgil e approvato dal Parlamento nel giugno del ‘48.

C’erano una volta donne che con le loro azioni, con le loro battaglie, hanno contribuito all’evoluzione del ruolo del genere femminile, all’emancipazione, al rispetto dei diritti in ogni ambito. E ci sono anche oggi donne che non restano a guardare, per l’ambizione di migliorare le cose che vedono sbagliate, e non sono mai stanche di provarci. Donne che svolgono un lavoro particolare, quello nel sindacato, perlopiù sempre pensato al maschile. Le donne sindacaliste hanno un ruolo fondamentale nella società perché sono loro in prima persona, attraverso la loro storia, la loro vita, a capire e comprendere le reali esigenze delle donne.

Questo lo sa bene Marilena Andreini, eletta nella segreteria della Cgil di Viterbo nel settembre 2014 e responsabile del Patronato Inca Cgil.

Marilena racconta che la cosa che più le ha affascinato del lavoro nel sindacato è stata la possibilità di aiutare le donne con un ruolo di responsabilità, in un’organizzazione importante quale è la Cgil. “Il mio è soprattutto un lavoro sulla tutela individuale delle donne, che va dal riconoscimento delle malattie professionali per alcune figure lavorative alla consulenza per accedere alla pensione”.

E proprio su quest’ultimo punto Marilena sottolinea come l’attuale legge discrimina le donne e si batte per far valere questo diritto. “La Cgil ha sempre ribadito la profonda iniquità della legge Fornero soprattutto per quanto riguarda le donne.  Con l’innalzamento dell’età pensionabile la riforma ha penalizzato fortemente le donne in quanto, nella generalità dei casi, si tratta di lavoratrici che magari in passato hanno sacrificato la loro attività lavorativa per dedicarsi a lavori di cura per la propria famiglia. Periodi in cui molte donne si ritirano dal lavoro per accudire i figli o un familiare malato, e spesso passano degli anni prima che una donna possa riprendere a lavorare a causa dell’impossibilità di conciliare i tempi di lavoro con quelli familiari. Il mio lavoro è quello di cercare la via migliore, consigliare i passi necessari al fine del raggiungimento del diritto alla pensione attraverso una tutela della persona che altrimenti sarebbe impossibilitata ad esercitare un proprio diritto”.

Marilena crede e si batte per un futuro in cui non ci siano più disparità fra uomini e donne, sovrastrutture mentali e pregiudizi di sesso in ambito lavorativo: “Prima o poi si deve arrivare ad una reale parità tra uomini e donne sul piano lavorativo, salariale e pensionistico. La crisi che stiamo vivendo ha messo molte famiglie in difficoltà economiche e in molti casi è stata la donna a rinunciare al proprio lavoro per farsi carico del lavoro di cura. Pur considerando il lavoro in ambiente domestico un lavoro dignitoso, dobbiamo immaginare una società in cui le famiglie siano sostenute in momenti particolari, come la nascita di un figlio o la presenza di un portatore di handicap o un anziano, tanto da permettere a tutta la famiglia, compresa la donna, di poter conciliare la propria vita lavorativa con l’assistenza e la cura dei propri familiari. Solo in questo modo  la donna potrebbe rivendicare sul posto di lavoro la stessa disponibilità di un collega uomo, potrebbe rivendicare lo stesso trattamento di stipendio, e solo in questo modo potrà arrivare al tanto atteso momento del pensionamento con una pensione dignitosa che le permetta di affrontare una vecchiaia serena”.

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