“Dall’Altopiano lo sguardo spazia ad occidente verso il Monte Amiata, ad oriente fino agli Appennini; ancora un po’ appartato dal rumore del mondo ci regala notti serene piene di stelle. Cerchiamo di proteggere il suo fragile equilibrio” La definizione è di Alba e Alice Rohrwacher. Qesta la loro descrizione del luogo del cuore al Fai, due anni or sono. ”L’altopiano dell’Alfina è un altopiano vulcanico che comprende i territori dei comuni di Acquapendente, Bolsena, San Lorenzo Nuovo e Proceno nell’AltoLazio; Orvieto, Castel Viscardo, Castel Giorgio, Porano nella bassa Umbria. Con le sue nere rocce basaltiche, nate dal primordiale vulcano, raccoglie e nutre d’acqua potabile il lago di Bolsena, privo di immissari superficiali, e i comuni d’intorno. Ampie distese di campi e boschi quasi immutati nel corso dei secoli si estendono per migliaia di ettari ad una quota di circa 600 metri slm per poi insolcarsi in una valle profonda e verde (la valle di Benano) ed inerpicarsi ancora nelle rocce tufacee di Orvieto, Rocca Ripesena, Porano. Il castello di Torre Alfina troneggia a nord ovest, abbracciando a 360 gradi la vista del Monte Amiata, del Monte Cetona, del Monte Arale, del Monte Peglia e più lontane, ma ancora visibili, le prime creste dell’Appennino e dei Cimini. A sud est dell’altopiano il castello di San Quirico incornicia in lontananza, tra le sue mura ed il verde prepotente di prati e boschi, sentieri tortuosi e lunghi che portano ovunque si desideri andare, così come condussero nei tempi remoti gli etruschi, itineranti tra i luoghi di vita e quelli di devozione. Potendo volare come un uccello sul cielo dell’altopiano, si scorge una distesa verde intervallata da prati e boschi e puntinata armoniosamente da vecchi casali in pietra, testimonianza architettonica tangibile di un recente passato rurale rimasto quasi immutato, come per magia, in questi luoghi in cui il presente è si arrivato, ma non con la sua furia devastante. Tra campi saggiamente coltivati da giovani che hanno saputo rubare la saggezza antica e anziani che scandiscono ogni istante del loro tempo con la medesima cadenza di mille e mille anni, si arriva sul ciglio profondo e cupo della foresta della riserva naturale del Monte Rufeno. Là dove il lupo trova la sua dimora ed il capriolo, il cinghiale e la lepre si fondono con l’umido sottobosco per trovarvi riparo. È facile uscire dalle città, avviarsi da Acquapendente, inerpicarsi per i tornanti di Orvieto o di Bolsena e trovarsi nel silenzio, accarezzati dal vento, avvolti dai profumi delle stagioni a ritrovare nella propria anima memorie antiche, saggezze che credevamo perdute. È dolce scoprire sorrisi, volti giovani e meno giovani che hanno scelto di intrecciare il proprio tempo e la propria vita con il pulsare del tempo e della vita dell’altopiano. Se cercherete un sorriso, là lo troverete. Se cercherete profumi e sapori semplici e antichi, là li troverete. Se cercherete un luogo dove sostare ad aspettare che la parte più sottile del vostro spirito finalmente vi raggiunga, là lo troverete” . Per noi è stato fonte ispiratrice delle nostre opere ma prima di tutto della nostra storia di persone che ci vede con i piedi per terra ovunque ci troviamo che sia Holliwood che sia la quiete di quel crocevia umbro laziale ove torniamo per ossigenarci, con il ronzio delle api come musica soave.