La terza volta di Gloria, un’emozione in più. IL VIDEO

Sara Grassotti e Rossella Cravero

Se non la vedi… non ci credi! Una torre luminosa alta quasi 30 mt. trasportata a spalla da 100 facchini per le strade buie della città di Viterbo. Al suo passaggio si sentono i brividi. Il Trasporto viene effettuato ogni anno il 3 settembre, ma ogni volta è un’emozione diversa. Di colpo si allontanano echi e rumori della preparazione e si addolcisce anche la pazienza di una attesa ricompensata da uno spettacolo che non ha eguali in nessuna parte del globo. L’ha pure confermato l’Unesco, riconoscendo la Macchina tra i beni immateriali dell’Umanità.

Passione, Tradizione, Coraggio e Fede sono gli elementi che si intrecciano con la frase che la voce possente del capofacchino Sandro Rossi ha ripetuto anche questa sera, dopo aver chiamato le file dei Facchini per raggiungere i posti assegnati. Nell’ordine: spallette aggiuntive, spallette fisse, stanghette posteriori, tutte le file dei “ciuffi” e per ultime le stanghette anteriori.  Subito a seguire l’energica esortazione di: “Facchini di Santa Rosa, semo tutti de ‘n sentimento?” Un sentimento che evoca pure ricordi come la fermata del Volo d’Angeli, la Macchina firmata da Giuseppe Zucchi esattamente 50 anni fa, tra le più amate dai viterbesi, che oggi Raffaele Ascenzi ha voluto celebrare, oscurando in quello stesso punto del fermo la sua Gloria, per puntare la sola luce sui Facchini che con la loro forza e la loro audacia hanno saputo riparare a quell’accadimento che avrebbe potuto avere un tragico finale.

Eccola Gloria giunta al suo fine percorso datato anno 2017, ormai appoggiata di fronte a quel Santuario dove per dieci giorni viterbesi e non le tributeranno gli onori. Ecco uscire da sotto il traliccio uno a uno i Facchini, la cui divisa sa di fatica, di sforzo, ma anche e soprattutto di devozione, amore e fede per Santa Rosa, si ricongiungono ai loro famigliari che li attendevano sul sagrato della Basilica in un rituale che si ripete ogni anno. Poco più in là l’ideatore Raffaele Ascenzi osserva la sua creatura. Lui, già Facchino due volte, ideatore della Macchina ha chiamato Rosa una dei suoi tre figli. Anche stasera si è ripetuto a Viterbo quel rito magico secolare mosso da devozione, amore e fede per Santa Rosa, la patrona.

Sì, “Semo tutti de ‘n sentimento”. Non dimentichiamocelo gli altri 364 giorni dell’anno.

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