La musica è pericolosa: il Maestro Piovani concede il tris e chiude Caffeina

Luciano Pasquini

E’ stato davvero un finale da Oscar e piazza San Lorenzo  domenica 2 luglio ha materializzato un concerto che in alternanza di brani nuovi  o classici  rielaborati ha tracciato un viaggio di note e suggestioni, ripercorrendo i suoi lavori accanto a De André, Fellini, da cui prende il titolo “La musica è pericolosa”,  temi diversi frutto di accadimenti che hanno segnato la  vita di Nicola Piovani.Lo spettacolo è stato realizzato in co-produzione con JazzUp.

Il Maestro accompagnato da una straordinaria orchestra “La compagnia della Luna” ha ricordato al pubblico numerosissimo presente  come nacque la musica del film “Intervista”diretto dal regista romagnolo, il musicista ha arricchito con le sue composizioni oltre 70 film, ha citato Monicelli ha ricordato Sordi e il Marchese del Grillo. Sono numerosi gli aneddoti e i racconti che Piovani ha ascoltato e condiviso con molti degli autori con cui ha lavorato negli anni.Nicola Piovani è un musicista che può vantare nella sua lunga carriera un numero sterminato di collaborazioni e incontri, umani e professionali, con i più importanti autori del cinema italiano e internazionale degli ultimi decenni. Vincitore del Premio Oscar alla miglior colonna sonora nel 1999 per “La vita è bella”, nella serata viterbese ha concesso assaggi di Chopin e  Debussy, ha reso omaggio a De Andrè con  il Bombarolo .Alla fine standing ovation e bis, anzi tris per omaggiare i viterbesi del calore che gli hanno tributato . Il  talento di Nicola Piovani  ha  chiuso in bellezza l’undicesima edizione di Caffeina scrivendo  nella sua storia un passaggio incancellabile, dando quel valore aggiunto a un festival della cultura che ha mosso più o meno 400 eventi in dieci giorni di durata. Lunedi 3 luglio il grande palcoscenico si smonta e alle 11 in una conferenza stampa  Andrea Baffo e Filippo Rossi tireranno le somme  di una edizione  che ha calamitato una intera città che gli ospiti hanno definita unica.Ora c’è solo da pensare a una prossima edizione che  avvalori l’identità del Festival  e sia vetrina qualificata per veicolare l’immagine di Viterbo.

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