Kiko Franklin Canela: la Capoeira è nata nella Tuscia

I suoi traguardi lo hanno portato ad ottenere la benemerenza da parte del Coni, nella cerimonia che si è tenuta nell’auditorium Vittorio Taborra lo scorso ottobre. È Kiko Franklin Canela, 28 anni, secondo di sei figli nati da madre viterbese e papà brasiliano. Di passioni ne ha tante ma soprattutto ballare e insegnare la Capoeira, arte marziale brasiliana che si basa sulla musica e l’armonia dei movimenti.

Nella Tuscia è conosciuto come Mestre Canelinha. “Ho iniziato a praticare la Capoeira in tenera età. Il primo Mestre è stato mio padre. Tanti ne ho conosciuti insieme a lui, mi hanno insegnato qualche piccola cosa, ma il maestro è uno, quello che ti fa innamorare dell’arte, quello che non puoi scordare mai. Il maestro è quella persona che sa dare l’acqua quanto basta ad una piantina per farla crescere in modo giusto e non affogarla”.

La Capoeira è la parte che lo lega al suo paese di origine. “La Capoeira nasce per liberarsi dalla schiavitù ai tempi dei coloni in Brasile. Gli africani portati in Brasile, insieme agli Indios fusero i due mondi, uno con la musica e l’altro con la lotta, tutto questo solo per riuscire a liberarsi. Per questo per molti, quando parlo di Capoeira, pensano sia un ballo. L’arte era proprio questa: mimetizzare la lotta con la musica, le acrobazie, le gestualità morbide”.

Facendo di questa disciplina la sua vita, Kiko ha ottenuto innumerevoli traguardi. Fino al Campionato mondiale di Capoeira a Baku nel 2013, dove ha ottenuto il terzo gradino del podio e la medaglia di bronzo. “Siamo partiti in quattro dall’Italia. Ero il più giovane e poteva andare diversamente, un metallo più pregiato. Forse dovevo giocare meglio le mie carte, non perdere un incontro datomi contro per troppa violenza quando l’avversario mi si è scagliato di testa dopo il fischio dell’arbitro. La prossima volta non commetterò l’errore di accompagnarlo fuori, ma farò una forbice per atterrarlo, così avrei vinto sicuramente il round”.

Per Kiko non bisogna mai sentirsi arrivati. Ma la pazienza e la costanza sono le virtù che poi ripagano. “Questa è la cosa più difficile da insegnare e trasmettere alle persone. Molti, dopo i progressi fatti in poco tempo, lasciano perché pensano di sapere tutto. Ma la Capoeira è un’arte che va coltivata con sacrifici e costanza. Solo così giova i massimi benefici”.

Un messaggio che Kiko vuole trasmettere ai suoi ragazzi e a tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla Capoeira. Ed è la bellezza di questa disciplina, fatta di arte, musica e saggi principi, che vuole mostrare attraverso in grande evento in programma nel maggio 2017 nella Tuscia. “Daremo un grande show di questa arte nella città che ha accolto per prima in tutta Italia la Capoeira Mangangà del Grao Mestre Canela, per festeggiare i 35 anni di Capoeira in Italia. Ci sarà la partecipazione di tutte le scuole Mangangà: Larus con l’aiuto istruttore Quizumba, l’ex Colonia Combattenti e Reduci a San Martino con Grao Mestre Canela, l’aiuto istruttore Doçero-Professor Camica del palazzetto di Montefiascone a partire da gennaio, Don Alceste Grandori di Viterbo, Openmind di Vitorchiano, i ragazzi dell’Istituto Paolo Savi dove insegno allo sportivo e dove la Capoeira sta avendo un gran successo, grazie all’intuito di una grande preside e vicepreside che hanno creduto nel mio progetto”.

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