“Isola Bisentina venduta alla famiglia Rovati”

Cinque, più probabilmente sei milioni di euro. Tanto sarebbe stato pagato per l’acquisto dell’isola Bisentina sul lago di Bolsena. Il condizionale, in questo caso, è solo un eccesso di scrupolo perché l’affare è praticamente concluso. L’isola passa dalla proprietà Fieschi Ravaschieri alla famiglia Rovati, più precisamente all’omonima fondazione milanese, che opera nel settore farmaceutico (Rottafarm), ma anche assai attiva sul terreno delle iniziative culturali a largo spettro. Quindi nessuna cordata russa, nessuna cordata araba. Più semplicemente, un gruppo italiano acquisito recentemente dal colosso svedese Meda.
Cosa avverrà dell’isola? Potrà essere finalmente riportata all’antico splendore? Potranno essere restaurati gli edifici e le chiese che sorgono al suo interno? Potrà essere salvaguardato lo scrigno della sua fauna? O magari diventerà sede di qualche sito con interesse esclusivamente privatistico? O, perfino laboratorio di ricerca? Tanti interrogativi, un gigantesco interrogativo ampio 17 ettari, come l’estensione dell’isola e che a palazzo Gentili, sede della Provincia, è stato sollevato dall’ex sindaco di Bolsena e presidente del locale Club Unesco, Luciano Dottarelli, e dal giornalista esperto di Ambiente, Aldo Forbice. Un interrogativo cresciuto di pari passo con l’inquietante silenzio delle autorità politiche e amministrative. “Nessuno, tra Regione, Provincia, Comuni, si è interessato a ciò che stava avvenendo sul passato e soprattutto per il futuro della Bisentina. Nessuno si è preoccupato, neppure le associazioni ambientaliste, che un bene pubblico finisse ad una proprietà privata. Insomma, se ne impedisse la piena fruizione”, ha puntualizzato Forbice.
Ecco perché quel che sarà della Bisentina, nessuno è in grado di prevedere. Un interrogativo che apre ad un appello, quello che l’ex sindaco Dottarelli ha lanciato a tutte quelle forze che hanno a cuore l’isola e l’intero comprensorio: “Cosa fare? Presenteremo alla Regione un “Contratto del lago” che stiamo elaborando insieme all’università della Tuscia e che dovrebbe fornire soluzioni e strumenti tecnici per la valorizzazione del nostro territorio, sotto il controllo dei sindaci e delle varie sigle ambientaliste. Con questo incontro abbiamo voluto puntare l’attenzione sull’isola dando anche una responsabilità precisa a chi l’ha acquistata”. Un impegno degno di apprezzamento, ma che probabilmente non potrà produrre risultati rilevanti perché l’indifferenza con la quale tutta l’operazione è andata avanti e si è conclusa non permette di immaginare una improvvisa mobilitazione pubblica.
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