Il racconto della visita al sito archeologico di Rofalco con Archeotuscia

Luciano Pasquini

Una domenica mattina dal tempo incerto. Le nevicate dei giorni precedenti non hanno scoraggiato gli appassionati del gruppo “Archeotuscia Onlus”, Associazione culturale costituita che dal 2005 si prodiga a unire studiosi e appassionati del patrimonio storico e culturale della Tuscia, facendo conoscere siti archeologici, in molti casi destinati all’abbandono. Guide di eccezione il neo eletto Presidente Luciano Proietti e Mario Sanna, noto con l’appellativo di “Etrusco” per la sua conoscenza, da autodidatta, della civiltà Etrusca, che ci danno una anticipazione: insieme presenteranno, in settembre, il volume sulla storia della Via Clodia, importante via di comunicazione dell’eta antica, dal tema promettente: “Ricognizione archeologica nel cuore della Tuscia”.
Per raggiungere il sito Etrusco di Rofalco si parte alla vota di Farnese, poi si arriva ai confini della “Selva del Lamone”. L’abitato Etrusco di Rofalco, domina la valle del fiume Olpeta lungo il versante sud della “Selva del Lamone”. L’insediamento nel lato rivolto verso il fiume, risulta protetto naturalmente da una ripida parete, mentre i lati rivolti verso l’interno del bosco sono cinti da una poderosa muraglia, quasi circolare e lunga circa 350 metri, rafforzata da torri quadrangolari. Le mura sono state realizzate con massi vulcanici presi sul posto, data l’abbondanza del materiale lavico, e murati a secco. Resta soltanto la porta rivolta ad Est, una parte del basamento, costruito utilizzando blocchi di tufo squadrati, ed è sovrastata da una torre, che ne difendeva l’accesso dagli assalitori. All’interno del perimetro delle mura si possono vedere grazie ai recenti scavi, blocchi di tufo usati per erigere gli edifici. Oltre le abitazioni, si riconoscono ampi magazzini e dalle rovine emergono una notevole quantità di “dolia” grosse giare di terracotta utilizzate per la conservazione delle derrate alimentari. Il sito di Rofalco forse già abitato in precedenza nell’Età del Bronzo venne utilizzato dagli Etruschi di Vulci intorno al 350 a. C. quando le mire dei Romani si concentravano su Tarquinia. Molto probabilmente l’insediamento venne distrutto dai Romani intorno al 280 a.C. in contemporanea con la caduta di Vulci. Sicuramente una visita a questo sito avvalora l’importanza del nostro patrimonio archeologico e lo sforzo continuo dei volontari preparati di portalo alla conoscenza di un pubblico sempre più vasto. Archeotuscia ha messo a punto un ricco programma fatto di visite guidate, conferenza ed incontri culturali, disponibile sul sito www.archeotuscia.com. Perché non approfittarne?

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