Il dopo Carivit. Perugi: “Intesa terrà conto dei valori fondanti”

Carivit addio, dopo 161 anni. Da oggi lunedi 23 novembre 2015 lo storico istituto della Tuscia verrà inglobato, insieme alle Casse di Rieti e Civitavecchia, da Banca Intesa Sanpaolo. Il nuovo slogan del cambiamento targato Intesa è ”Più diventiamo grandi, più diventiamo semplici”.
Ma come si è divenuti grandi? L’iniziativa per istituire la Cassa di Risparmio di Viterbo fu presa nel 1854 dal Consiglio provinciale allora presieduto da Pietro Lasagni. Lo statuto fu approvato con il rescritto pontificio del 18 aprile 1855 e le operazioni cominciarono il successivo 1º luglio, dopo che i 102 soci fondatori acquistarono 150 azioni da dieci scudi romani ciascuna. Primo presidente della Cassa, fino al 1861, fu il conte Cesare Pocci. Nel 1927, l’Istituto assorbì le Casse di Acquapendente, Bagnoregio e Carbognano, mentre con regio decreto 25 febbraio 1937 n. 318 incorporò le Casse di Risparmio Riunite di Ronciglione, Sutri, Capranica e Caprarola, modificando la propria ragione sociale in “Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo”. Dal 1999 Carivit entra a far parte delle “Casse del Centro”, società di Banca Intesa. Il gruppo bancario Banca Intesa Sanpaolo diviene da oggi proprietario assoluto dell’istituto di via Mazzini. Eliminati presidente, direttore generale, cda, marchio. Le insegne presentano il nuovo logo.

L’ultimo presidente a chiudere un’epoca è l’avvocato Aldo Perugi, nel suo ultimo giorno in carica gli chiediamo cosa hanno significato per lui questi 7 anni di Carivit
Difficile poterlo esprimere in poche parole, da viterbese collaudato sono stato particolarmente attento alla missione di lavoro per la realtà economica di questo territorio, che ho svolto sino alle 24 del 20 dicembre. I miei trascorsi di carriera come Direttore della Camera di Commercio di Viterbo del Cefas, e della Fondazione, (quest’ultima un’esperienza che rifletteva un’esigenza di natura sociale e artistica con la salvaguardia di patrimoni importanti) e ancora membro del consiglio di amministrazione dell’Università della Tuscia, hanno indirizzato i sette anni da presidente della Carivit nella logica di una impresa che doveva far quadrare i conti in un momento molto complesso dell’economia mondiale, cercando di erogare il servizio alla comunità viterbese sul fronte economico finanziario. Il mio momento di uscita sottolinea soprattutto l’aspetto emozionale del distacco, ma prevale in me la consapevolezza che la Cassa aveva finito la sua missione e la logica dei tempi richiede nuove modalità con una gestione del credito più complessa che si adegui ai nuovi bisogni.

Quali sono i ricordi più vivi e le operazioni più significative?
La Cassa come detto non è stata avulsa da iniziative che riguardano i valori fondanti della storia della sua cultura. Ne cito tra le più importanti: Il restauro dell’opera del Bramante in Sallupara oggi volta al centro di obiettivi per lo sviluppo di idee della Viterbo del futuro, la valorizzazione del Chiostro della Trinità con il restauro pittorico, e la sua illuminazione a Led, la pubblicazione di un importante testo. Opere in cui la Cassa ha investito un milione di Euro.

Cosa cambierà da oggi a suo giudizio?
Non posso prevedere che non cambi nulla, posso solo augurare a Viterbo un cambiamento in positivo rispetto alle mutate esigenze. E’ giunta l’ora di voltare pagina il testimone passa a un grande gruppo che sicuramente terrà conto dei valori sui quali la Carivit si è fondata, proseguendo un percorso in cui il territorio e la sua comunità saranno messi sempre al centro.

Cosa farà Aldo Perugi da oggi?
Continuerò a coltivare le mie letture, in parte a scrivere, rivolgendomi a me stesso.

Il palazzo storico appartenuto ad antica famiglia viterbese in via Mazzini, sede oltre che di filiale anche del top management, rimane operativo al piano terra, i piani alti sono ormai al Nord.

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