Hic Castrium Fuit : dopo 360 anni la distruzione di Castro resta ancora un mistero

Presso il Museo Civico di Ischia di Castro giovedi scorso , dopo il saluto del Sindaco Salvatore Serra accompagnato dall’ Assessore al Turismo Sabrina Quintili, gli storici Romualdo Luzi per i Farnese e Colombo Bastianelli per i Pamphilj, hanno dato vita ad un vivace incontro a due voci, che ha appassionato e coinvolto il numeroso pubblico sulle cause che hanno indotto alla seconda Guerra di Castro e alla sua distruzione.
I documenti citati e gli scenari storici tracciati da Luzi e Bastianelli hanno fornito al pubblico notevoli spunti di riflessione sulla controversa vicenda e ne individuano le cause nella necessità da parte di Innocenzo X di entrare in possesso dei beni farnesiani per finanziare i lavori dell’ imminente giubileo del 1650, inspiegabile appare a tutt’oggi il doloroso epilogo della guerra.
Adducendo a pretesto i debiti contratti dai Farnesi presso i montisti romani e scatenando, attraverso la nomina a Vescovo di Castro del barnabita Cristoforo Giarda, uomo di fiducia del Papa Innocenzo X Pamphil, la reazione dei Farnese i quali commissionarono l’assassinio del religioso a ggredito a Monteorsi il 18 marzo 1649 e deceduto il giorno successivo, i Pamphil scatenarono ad arte una guerra –lampo che, vedrà susseguirsi, dopo la sconfitta dell’ esercito farnesiano da parte di quello pontifiico a San Pietro in Casale presso Bologna il 13 agosto 1649. Di fatto i patti di resa vennero del tutto disattesi in quanto i castresi vennero cacciati e, per mezzo di gruppi di ‘aquilani’ assoldati appositamente, la città di Castro venne distrutta nelle settimane successive fino a quando, il 3 dicembre 1649 viene data da Mons. Giulio Spinola, allora governatore di Castro, la notizia ufficiale del totale annientamento della città di Castro.
Sulle responsabilità di Olimpia Pamphilj nella vicenda, si dividono le tesi dei due storici in mancanza di documenti certi che attestino o meno il reale coinvolgimento della Pamphilj: secondo Luzi la vera ispiratrice della disfatta finale fu molto probabilmente Olimpia Pamphilj animata dall’ odio accecante verso i Farnese per via della protezione che questi ultimi accordarono ad Olimpia Aldobrandini, Principessa di Rossano loro cugina e moglie dell’ unico figlio maschio di Olimpia, Camillo Pamphilj il quale, con questo matrimonio, aveva definitivamente compromesso la sua futura carriera ecclesiastica che, nei piani della madre, doveva condurlo dal cardinalato al soglio pontificio una volta deceduto lo zio.
Secondo Colombo Bastianelli lo spirito pratico e la sete di beni e potere di Olimpia, non avrebbe mai consentito di fatto alla donna, di commettere una mossa tanto dispendiosa quanto insensata e viene avallata dalla sua lamentela indirizzata dall’architetto militare Marcantonio De’ Rossi alla Pamphilj il quale, mal tollerando oltre, gli scarsi o nulli compensi ricevuti per l’opera prestata nella edificazione del borgo di San Martino , proprio nel giorno in cui vennero stipulati i patti di resa di Castro ossia il 2 settembre 1649, si lamenta con la Pamphilj perché ‘l’aria fresca’ che si respira nel borgo di San Martino non è certamente un risarcimento adeguato ai mancati compensi…
Il dibattito-incontro fa parte dell’ ormai noto progetto culturale “ Sulle orme di Olimpia” promosso dalla Confraternita del SS. Sacramento e S.Rosario di S. Martino al Cimino coadiuvata dalla Pro.Loco e dalle associazioni sammartinesi per sensibilizzare l’opinione pubblica e le forze politiche , sulla necessità di riaprire il Palazzo Doria Pamphilj di S.Martino al Cimino, chiuso dal 2012.

In foto.Un momento dell’incontro con Romualdo Luzi, Colombo Bastianelli e Elisabetta Gnignera

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