Geraldine Meyer: spazi infiniti e senso di libertà, ecco la mia Tuscia

Sulla strada (titolo originale: On the Road) è un romanzo autobiografico, scritto nel 1951, dallo scrittore statunitense Jack Kerouac, basato su una serie di viaggi in automobile attraverso gli Stati Uniti, in parte con il suo amico Neal Cassady e in parte in autostop. Ne è stata forse influenzata la giornalista scrittrice blogger Geraldine Mayer iniziando il suo viaggio nella Tuscia? Chissà? Proviamo a scoprire con lei come tutto ha inizio e in particolare come è nato il suo amore per questo territorio.

Geraldine Meyer e il suo prima…. Si racconti
Sono nata a Milano, città in cui ho vissuto fino a circa due anni fa quando, finalmente, ho preso la decisione di trasferirmi in Tuscia. Ho fatto la libraia per 24 anni, poi ho capito che era arrivato il momento di cambiare. Il mio amore per la Tuscia è nato circa 10 anni fa insieme all’amore per una persona che vive qui. Succede spesso no, che l’amore per un luogo passi attraverso l’amore per una persona?

Alla scoperta dei vari volti della Tuscia. Cosa l’ha colpita di questo territorio?
Cosa mi ha colpita? Più di ogni altra cosa gli spazi infiniti, il vuoto, un senso di libertà mai provata prima. E poi quel suo essere una terra ritrosa, con una certa rudezza mista a un senso di eleganza. Un mix che, personalmente, non ho mai trovato altrove.

Il blog tour a cui ha partecipato è un modo efficace di raccontare un territorio?Quali spunti ne ha tratto?
I blog tour a cui ho partecipato li ha organizzati Laura Patara di Tuscia in Rete, un tour operator molto attivo sul territorio. Io ho accettato l’invito perché mi è parso un bel modo per raccontare il territorio insieme ad altri blogger. Tanti punti di vista, tanti modi di restituire con le parole quanto questa terra ha da offrire. Sì, in questo senso la condivisione diventa davvero qualcosa di concreto.

E’ una fruitrice dei social media, Facebook, Twitter e Instagram. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Uso prevalentemente Facebook e Instagram e il mio pensiero al riguardo è che, come tutta la tecnologia e la nuova comunicazione a essa legata, tutto dipende da come le si usa. I social media sono solo un contenitore. Ma per me resta importante il contenuto.

Ci spieghi meglio Discovery Tuscia
Discovery Tuscia è un blog con cui voglio raccontare, principalmente ma non solo, gli angoli più defilati, i luoghi meno conosciuti di questo territorio, i posti fuori luogo appunto. Ma anche i visi, gli odori, la luce, alcuni paesaggi. Un territorio è un insieme di tutte queste cose. Privilegiarne solo una non mi riesce. Raccontare un territorio è come raccontare una persona: è una cosa complessa. Ecco, forse, Discovery Tuscia, prova a raccontare la complessità di questa meravigliosa Tuscia.

All’ Alto Lazio ricco di storia e di fascino cosa manca?
Secondo me all’Alto Lazio non manca proprio nulla. Semmai è in molte teste che manca qualcosa. E se devo proprio indicare una di queste cose che mancano direi: il concetto di fare rete.

La storia la tradizione, come si recuperano? Quali suggerimenti darebbe agli amministratori locali?
Oddio, non so se sono in grado di dare suggerimenti. Ma visto che mi viene chiesto direi che gli amministratori locali dovrebbero leggere più libri. Non solo di storia locale, ma anche di letteratura e di poesia. Sarebbe un modo per educarsi al bello e alla preziosità di quello che li circonda. Certo questo non vale per tutti. Ci sono amministratori attenti. Ma, insomma, in linea di massima mi pare ci sia un po’ di disattenzione, mettiamola così. E per quanto riguarda la tradizione non credo sia un problema di recupero. la tradizione recuperata rischia di essere musealizzata in modo sterile. La tradizione va vissuta e sentita come un patrimonio da cui partire per inventare cose nuove. Insomma la tradizione non sono le sagre di paese.

Dei luoghi visitati esalta molto Roccalvecce, definendolo magico. Dov’è l’alchimia?
L’alchimia è qualcosa che non si può spiegare. Un po’ come quando si incontra una persona e si sente che quella persona ci piace. Con un paese funziona nello stesso modo. Roccalvecce è un paese spettinato, vero, con le sue ferite e il suo abbandono. Con le sue case diroccate, i suoi vicoli, la sua solitudine. Un paese di una bellezza quasi timida e disarmata. Non saprei che altro dire. Un amore non si può spiegare.

La Tuscia se l’è divorata. Quanto ha impiegato per girarla, le è sfuggito qualcosa?
Non ho ancora finito di girarla a dire il vero. Ho visto tutti i comuni e quasi tutte le frazioni direi. Ma sicuramente mi è sfuggito qualcosa, per fortuna. Non basta una vita per vedere tutto ciò che la Tuscia custodisce, nasconde e protegge.

Dove vive esattamente e con quali ritmi?
Vivo a Ischia di Castro con ritmi molto normali. Vivere in un paese, almeno per me, significa avere ritmi diversi ma per quanto riguarda i pensieri più che la quotidianità.

E’ in uscito in questi giorni il suo primo libro, “Fuori Luogo”, sensazioni a pelle di un viaggio nella Tuscia. Dove è possibile trovarlo?
Il libro si trova in molti punti vendita di Viterbo tra cui la Libreria Fernandez, che è la libreria del mio editore Sette Città, poi a Bolsena, a Capodimonte, e nei prossimi giorni a Tarquinia e a Tuscania. Oltre a ciò, Annulli che si sta occupando della distribuzione lo invia, senza spese di spedizione, a chiunque lo chieda a ordini@annullieditori.it.

Il libro ha pure un sottotitolo:”Tutte le strade portano a Roma ma passano altrove. Guida sentimentale alla Tuscia viterbese”. Lasciando Geraldine Meyer torna in mente la frase sempre di Jack Kerouac in On the Road:
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare».
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foto di sfondo: Roccalvecce di Luca Bellincioni

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