Federlazio presenta i dati del primo semestre 2017. E’ una Tuscia sulla scia della ripresa

Luciano Costantini

E’ una Tuscia che va. Ma ancora a tre cilindri. I primi sei mesi di quest’anno, letti e interpretati da Federlazio Viterbo, dicono che le piccole e medie imprese – quelle che alla fine costituiscono ancora la spina dorsale della provincia – stanno risalendo la china lungo la quale erano progressivamente precipitate a partire dal 2008, anno simbolicamente indicato come quello d’inizio crisi. E’ un trend già avviato da almeno un paio di anni. “Produzione, ordinativi, fatturato, export e perfino gli investimenti hanno ricominciato a tirare”, ha spiegato in conferenza stampa il direttore generale, Giuseppe Crea. Che ha pure riconosciuto come l’unico indice negativo sia quello costituito dalla demografia delle imprese. Cioè dall’anagrafe delle nascite e delle morti: tra tutte le province del Lazio quella di Viterbo ha denunciato un tasso di crescita negativo nel 1916 pari allo 0,36% anche se in leggera ripresa nella prima parte del 2017, pari allo 0,5%. A leggere bene i dati, quello che fa tirare un sospiro di sollievo è l’andamento legato al mercato interno, che negli anni passati era risultato costantemente asfittico. Non fa più notizia l’escalation dell’export con un rotondo +50% sui mercati dell’Unione europea. Continuano a tirare come un treno le esportazioni verso il Medio ed Estremo Oriente. Semmai Federlazio segnala oggettive difficoltà delle imprese a internazionalizzarsi soprattutto in mancanza di strumenti di supporto adeguati (politici e tecnici) per offrire nuovi orizzonti di mercato. “Ed è chiaro che senza innovazione e senza tecnologia non si va da nessuna parte”, ha quasi sentenziato il presidente di Federlazio, Giovanni Calisti. Ovviamente la sostanziale tenuta dell’economia ha condizionato anche l’occupazione che non cresce, ma neppure scende. In diminuzione del 32,2% anche il ricorso alla cassa integrazione. “E’ un’economia che purtroppo non crea posti di lavoro”, ha ammesso il direttore Crea. Il futuro prossimo venturo? Secondo il sondaggio della Federazione prevale un sostanziale ottimismo: per il 63,6% delle imprese “si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel”. Coloro che nei mesi scorsi sostenevano che “il peggio è ormai alle nostre spalle” si attestavano al 27,3%. Oggi sono passati all’8,2%. Evviva l’ottimismo.

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