Emanuela Moroni: Tuscia set ideale, ci vuole un ufficio dedicato

Singole tappe le sue di un unico viaggio ispirato da una passione ma diviso in percorsi fatti di scrittura ed immagini suoni e rumori. Anno di nascita 1981, una laurea in scienze della comunicazione, il punto di partenza di un progetto di vita in cui il cinema dal suo inizio è il comun denominatore, concepito come uno spazio di visione collettiva. Emanuela Moroni viterbese doc..

Da dove inizia questa sua passione.?
Dalla curiosità e dalla voglia di capire il mondo, la vita e le persone. Il cinema, la scrittura e la fotografia possono restituire sguardi sul mondo capaci di penetrare nelle maglie del vissuto, sono sguardi inediti e significativi, a volte possono anche superare la realtà per restituirla con una nitidezza rara e prepotente. Ogni tipo di racconto è uno strumento per capire meglio se stessi e la realtà in cui viviamo e far parte di questo universo narrativo da sempre mi appassiona.

Una crescita creativa articolata tra fotografia,cinema,scrittura ….
All’inizio è solo una passione, si è avvolti dalla fascinazione per ciò che risuona dentro di noi, poi, passo dopo passo, ci si rende conto che quella passione è una necessità, un modo di pensare e sentire il mondo e così è diventata la mia scelta lavorativa.

Come e dove si levano i suoi primi passi ?
Nel 2005 “Impronte metropolitane” è la mia prima mostra; giravo per il mondo con la macchina fotografica, come assistente di volo di lungo raggio avevo la possibilità di rimbalzare da una parte all’altra in poco tempo. Ogni volta che partivo avevo con me tutta l’attrezzatura, macchina e pellicole, ogni tanto si aggiungeva un pezzo nuovo, un obiettivo, un filtro. Da questa esperienza è nata la necessità di approfondire, di studiare; non mi bastava più quello che sapevo, dovevo andare oltre, imparare a stampare in camera oscura, studiare la luce e così mi sono iscritta ad una scuola a Roma. La fotografia è diventata una parte del mio lavoro, sono assistente alla cattedra di fotografia all’Accademia di Belle Arti Lorenzo dai Viterbo, ma devo ammettere che sento la fotografia come qualcosa di intimo e riservato. Quando guardi nel mirino sei un tutt’uno con quello che hai davanti, non c’è distacco, ciò che è intorno a te sparisce e ti senti in un’altra dimensione. Come scriveva Henri Cartier-Bresson ..Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira, la testa, l’occhio e il cuore.

Una formazione che si costruisce attraverso esperienze importanti ..
Nel mio percorso una tappa importante è stata anche la scuola di sceneggiatura Tracce, ho frequentato il master “Scrivere un film”, che mi ha dato la possibilità di imparare il mestiere dello sceneggiatore attraverso l’esperienza diretta di Nicola Giuliano, Heidrun Schleef, Francesco Bruni, Giorgio Arlorio, solo per citarne alcuni. È stato un momento importante nella mia formazione, sia da un punto di vista umano che professionale. Da quel master sono nate collaborazioni e amicizie importanti, come quella con Guido Lombardi, regista e sceneggiatore di Là-Bas e Take Five e con Luca De Benedittis sceneggiatore di Azzurro, Marcello Marcello, Appartamento ad Atene.

Iniziano le collaborazioni con Cinemonitor e Anac e non ultimo il progetto Cinema nelle Biblioteche a Viterbo… Quale è stato il suo apporto?
Il rapporto con Anac e Cinemonitor nasce durante gli anni di studio all’università, ho avuto la possibilità e la fortuna di laurearmi con Roberto Faenza, docente della cattedra di Teorie e Tecniche del Linguaggio Cinematografico e responsabile scientifico di Cinemonitor, l’osservatorio di cinema dell’Università La Sapienza di Roma, oltre la tesi è nata una collaborazione che mi ha coinvolta nel progetto sull’archivio storico dell’Anac e nel gruppo di lavoro di Festival Tube, il canale web che ha seguito alcune edizioni della Festa del Cinema di Roma. Quando è nato il progetto Cinema nelle Biblioteche Anac mi hanno proposto di collaborare e di svolgere il ruolo di referente per Viterbo e provincia, insieme abbiamo costruito la rete delle biblioteche coinvolte e organizzato il programma. Ad oggi le biblioteche coinvolte sono: Biblioteca Consorziale di Viterbo, Biblioteca Comunale di Canepina, Biblioteca Comunale di Vignanello e Biblioteca Comunale di Soriano nel Cimino. Il progetto è appena partito, nei primi quattro incontri la risposta del territorio è stata molto positiva, il calendario delle proiezioni proseguirà fino a luglio.

Le biblioteche diverranno un circuito permanente andando a coprire l’intero territorio?
Cinema nelle Biblioteche è un progetto sperimentale che sta riscuotendo un notevole successo, stanno arrivando richieste di collaborazione da ogni parte d’Italia, le sale chiudono e la mancanza di cinema si sente, soprattutto nella provincia e nei piccoli centri. Il nostro obiettivo è mettere in piedi una rete di distribuzione alternativa capace di portare i film italiani indipendenti anche dove le sale cinematografiche non ci sono. In Italia le biblioteche sono presenti in tutto il territorio, anche nei comuni più piccoli, sono spazi che già esistono e vivono, sono i luoghi della cultura e cosa c’è di più semplice e naturale che mettere un film accanto ad un libro? È una convivenza quasi scontata. Ad oggi è un progetto sperimentale, ma stiamo lavorando per farlo diventare un circuito permanente e radicato in tutto il territorio nazionale.

Le produzioni cinematografiche sono interessate a girare nella Tuscia?
La Tuscia è da sempre una location ideale per le produzioni cinematografiche: è vicina a Roma e offre una quantità di ambienti incredibile. Da queste parti sono passati registi come Orson Welles, Federico Fellini, Paolo Sorrentino, a nominarli tutti l’elenco sarebbe lunghissimo. Quel che serve oggi all’amministrazione comunale di Viterbo è un ufficio dedicato alle produzioni cinematografiche che possa rispondere alle esigenze della lavorazione di un film, per riportare in questa città il cinema serve un protocollo chiaro e in linea con quanto fanno le film commission.

Un nuovo modello di partecipazione e condivisione della cultura. Nella Tuscia è impresa possibile?
Credo che sia un’impresa possibile, ha i suoi tempi, bisogna rispettarli, ma è possibile. Il modello di partecipazione e condivisione si basa sull’ascolto e sulla capacità di dialogare, detto così può sembrare semplice, ma in realtà non lo è. Mettersi in ascolto, dialogare significa mettersi in discussione e ragionare da altri punti di vista per trovare sintesi nuove; per cambiare il mondo bisogna essere disposti a cambiare il nostro modo di pensare ed è questa forse la difficoltà più grande. Da diversi anni, ormai, le realtà impegnate nel settore della cultura lavorano in questa direzione; ci sono tante associazioni che stanno portando avanti nel nostro territorio progetti partecipati che hanno successo, ad esempio “Storie di Domenica” è uno di questi: il progetto di matinée domenicali ideato da Augusto Terenzi, burattinaio viterbese, nasce dall’idea di mettere insieme artisti, operatori culturali e associazioni per potare avanti una programmazione culturale di lunga durata dedicata all’infanzia. Anche Cinema nelle Biblioteche ha alla base questo principio di partecipazione e condivisione, mette insieme produzioni cinematografiche, associazioni ed enti per creare uno spazio di visione collettivo.

Una scuola-bottega che promuova l’apprendimento delle arti visive, come fotografia, grafica e cinema,può essere l’idea per formare e far restare i giovani talenti ?
Forse più che una scuola-bottega quello che manca in questa città è lo spazio per far vivere queste arti. Al di là di qualche eccezione, non c’è un’idea politica di crescita culturale, ci sono i festival, ma sono momenti isolati nell’anno, che arrivano e se ne vanno senza dare una continuità alla vita culturale del territorio; i festival assolvono soltanto ad una piccola parte della necessità complessiva. Se ci fossero più spazi e risorse destinati alla cultura si potrebbe immaginare un fermento diverso. Teatro, cinema, danza, fotografia, arti visive dovrebbero essere sempre presenti nella vita di una città.

A 35 anni qual è il suo progetto ambizioso che vorrebbe vedere realizzato.?
Sono tanti i progetti, di scrittura e non solo, ma l’ambizione più grande rimane per me quella di sapere che ciò che faccio può essere utile anche ad altre persone e continuare a farlo con la passione e l’entusiasmo di quando ho iniziato.

M’indichi invece le cose buone che vanno sorrette e ricercate
Sono quelle che mettono al centro il gruppo prima che il singolo, quelle che danno dignità alle persone e quelle che partono da una motivazione sincera. Qualsiasi cosa si muova in questa direzione va sostenuta. Per quanto riguarda la cultura credo che sia necessario riaprire il dibattito sul Cinema Genio, sul Teatro dell’Unione e su tutti quei luoghi pubblici chiusi che potrebbero essere restituiti ai cittadini seguendo un percorso di politica partecipata. Un’iniziativa di questo tipo andrebbe intrapresa e sostenuta.

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