Dino Rapiti: Notte delle Candele vallerano punta all’Europa

Ripartiamo dalla magia di una notte di fine agosto con luci da fiaba che illuminano i suggestivi vicoli di un antico paese e ne esaltano i contorni degli archi, delle case, delle chiese, seguendo tratti di scalinate e vicoli come in un percorso obbligato dal quale non si può ovviare. 100.000 le fiammelle che in connubio con quella pietra e quei cunicoli sanno dare un effetto policromo. E’ in quella suggestione rafforzata dalle ombre della notte che si compone il successo di un evento, definito all’unanimità unico. Unico perché soltanto Vallerano con la sua scenografia poteva e può renderlo così singolare. Ma non basta, perché l’evoluzione di un successo riscontrato a nove anni dal suo inizio ha il merito anche di una organizzazione capace e ben strutturata nell’operatività, che a oggi non ha sbagliato una mossa. Tutto inizia sedici anni or sono con la messa in vita del festival Piccole Serenate Notturne, organizzato dal Comune di Vallerano insieme all’Associazione culturale che ne riporta il nome, associazione di cui è presidente Dino Rapiti, oggi simbolo di un evento che nel suo incedere diviene storia. Proviamo insieme a lui a ripercorrerne le tappe.

Notte delle Candele, un avvenimento che per la sua evoluzione e il suo successo è divenuto un fenomeno mediatico. Ci racconti la partenza.
Siamo nel 2006, l’idea nasce nella Piazza dell’Oratorio a Vallerano da Maurizio Gregori ed Emiliano Di Vozzo, attuali direttori artistici, coloro che hanno creato le Piccole Serenate Notturne e che avevano già alle spalle una storia decennale, legata proprio a quella piazza che per la sua forma nasce come teatro naturale. Si voleva creare un qualcosa che sortisse da manifestazione conclusiva e di punta del Festival Piccole Serenate Notturne. Una specie di paesaggio fiabesco. E così è stato.

Iniziamo dall’Associazione Culturale Piccole Serenate, di cui lei è il presidente. Come si compone?
L’associazione è composta da 15 persone che fanno parte del direttivo: 30-40enni accomunati da una medesima finalità: dare una identità al proprio paese e profondere tutti gli sforzi affinché questo accada, sviluppando nuovi progetti con il coinvolgimento di giovani e meno giovani, in modo che tutti siano gli artefici di un progetto comune che valorizzi Vallerano. Parola d’ordine: condivisione e aggregazione.

Il borgo medioevale si è prestato a essere scenografia perfetta, l’idea ha trovato subito riscontro nell’amministrazione comunale? Qual è stata la spinta che vi ha indotto a partire?
Il comune ha sposato l’idea da sempre al di là delle declinazioni politiche, perché ne ha condiviso il principio della identità e della innovazione, una bellissima responsabilità che intendiamo onorare sempre, ricercando tutti insieme l’evoluzione di Vallerano nelle sue peculiarità, insomma un cammino entusiasmante tra identità e futuro per un paese che se vogliamo conta poco più di 2.600 abitanti e che ha saputo raggiungere con una un’iniziativa come la Notte delle Candele un respiro internazionale, proprio grazie alla sua nota distintiva. Ecco la spinta è venuta dal mettere insieme le comuni esperienze e farne un progetto di valenza artistica. Ma Vallerano il palcoscenico naturale ha fatto la differenza.

C’è un grande coinvolgimento dei giovani e del paese. Qual è il loro contributo?
I residenti del centro storico sono il cuore pulsante dell’evento di fine agosto, ogni anno attendono questo momento che inizia dopo la festività del Santo patrono Vittore. Molti di loro sono residenti fuori e tornano appositamente in questo periodo per essere parte attiva nell’organizzazione della Notte delle Candele. Si è ormai creata quasi una competizione per allestire il vicolo più bello, che chiaramente deve essere il proprio. Nei giorni che precedono la festa volutamente m’immergo in quelle vie per percepirne i suoni e i colori che spesso uniscono due generazioni, quella dei nonni e dei nipoti. Su tutto prevale una grande gioco di squadra, alla fine il trionfatore è Vallerano, il nostro paese. Un fenomeno di grande coesione sociale.

La trasferta a Pals in Catalogna un successo annunciato. Nata da una idea di europeizzare la manifestazione non relegandola a un evento locale? Avete in mente di allargare l’iniziativa?
Tutti quanti percepiamo in noi il desiderio di una europeizzazione del nostro evento. L’occasione si è resa possibile con la presenza di Daniele Raggi a Barcellona per un master che ha visto la conclusione proprio a Pals, località per similitudini molto vicina a Vallerano: stesso numero di abitanti e case in pietra calda tipica del luogo.
Da lì sono cominciati gli avvicinamenti e le esplorazioni. Dal 12 al 16 agosto, durante la permanenza, abbiamo sentito strettissimo il senso del gruppo e ci siamo resi conto di essere fondamentali e complementari l’uno all’altro. Una bella esperienza che sta portando a un gemellaggio tra i due paesi, ponendo in prospettiva un’evoluzione dell’evento.

Si è appena conclusa l’edizione numero nove, in cui sono stati staccati quasi diecimila biglietti paganti a cinque euro cadauno, con un sistema di vendita organizzato. Come reinvestirete questi soldi?
Non è tutto oro ciò che riluce… La manifestazione ha un costo significativo, tanti sono gli artisti concentrati in un’unica emozionante serata con spettacoli dal vivo, allestimenti, proiezioni e rappresentazioni. La nostra Associazione sostiene SOS Villaggi dei Bambini: l’intero ricavato della vendita dei gadget (accendini) sarà infatti devoluto in difesa dei diritti dei bambini. Si sta comunque pensando anche ai terremotati del Centro Italia.
Nessuna lamentela sul costo del biglietto, che tra l’altro prevedeva il gratuito fino a 13 anni, per non incidere nel gruppo famigliare.
Siamo un’Associazione che reinveste tutto nella manifestazione, il margine viene destinato all’edizione successiva.

Cosa fa Dino Rapiti nella vita e come è stato contaminato da questo successo inatteso?
Sono un trentenne laureato in Scienze dell’Amministrazione, mi sono sempre occupato di eventi e in questo contesto ho conosciuto a suo tempo Maurizio Gregori, un musicista, oggi sindaco di Vallerano, con il quale è nato un forte legame e che mi ha proposto una collaborazione, iniziata con l’allestimento di Piazza Padella, un piazza abitata da fuori residenti che si svuota durante l’anno. Ancor oggi, pur essendo impegnato con il lavoro e con la carica di Presidente, quella piazza continuo a seguirla nella Notte delle Candele, perché i suoni, le immagini e le emozioni ne fanno il luogo simbolo della festa dei giovani.

Come si guarda al futuro? Cosa c’è dietro l’angolo per l’edizione numero dieci?
Proprio sul volo Barcellona – Roma è nato il tema dell’edizione n.10, che rimane però top secret. Quello che posso dire è che vorremmo raddoppiare le date, portando l’evento a due giorni. Vedremo, abbiamo ancora tanto tempo davanti e sempre tanta energia da spendere. Sicuramente sarà un’edizione unica e di grande fascino.

Vallerano e Notte della Candele un corpo e un’anima. Pensate di creare sinergie di promozione del territorio da studiare con Regione e Provincia, o andrete avanti per la vostra strada?
Noi siamo aperti a tutto ciò che dà visibilità a Vallerano e alla Tuscia. Dopo un periodo di assenza, un decennio a Roma e cinque mesi in Irlanda, sono tornato e in questo momento vivo qui. L’Alto Lazio è un territorio che mostra un grande potenziale di sviluppo anche sul piano culturale, che deve essere coltivato e non disperso. Noi tutti ci stiamo impegnando affinché questo venga reso possibile.

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