Destinazione Erasmus/Giorgia Fabbri: tra poltrone da montare e gita sul lago

di Giorgia Fabbri

Vengo svegliata dalla luce del sole che invade ormai completamente la stanza e mi costringe ad aprire gli occhi. Controllo l’ora e scopro con terrore che sono le undici. “IL LAGO!”. Mi preparo in fretta e furia mentre cerco di contattare Carla e scusarmi per il mio terribile ritardo. “Ma non ti preoccupare, le altre devono ancora arrivare”. “Ah”, che sollievo.

Appena un’ora dopo ci ritroviamo a camminare tutte e cinque insieme verso il lago: io, Carla, Giulia, Alessia e Valentina. A soli dieci minuti da Britsen, il complesso studentesco dove abito, ecco Bojsen Beach, un immenso prato di erba attrezzato per picnic e pallavolo che si affaccia su uno dei più bei laghi che abbia visto nella mia vita. Finalmente riesco ad utilizzare la mia Reflex, per fotografare quel panorama stupendo. Il lago è così grande che a malapena si riesce a vedere la parte opposta, quando tira un po’ di vento sembra essere il mare e tutt’intorno vi sono solo boschi e natura. Trascorriamo la mattinata parlando e passeggiando intorno al lago, tra tutte noi sembra essersi creata un’affinità rara da trovare dopo solo qualche ora insieme. Si parla di tutto, si fanno foto insieme, finché si decide di andare da Carla a mangiare una carbonara, giusto per inaugurare la nostra permanenza all’estero.

Nel frattempo il mio appartamento continua ad ospitare solo un misero letto senza gambe e una povera sfigata che non ha nemmeno le posate per mangiare. Mentre l’ora di cena si avvicina, decido di impormi sfruttando il mio diritto a mangiare. Scendo al piano di sotto dal mitico Thomas, facendogli presente che già da un giorno non ho la possibilità di prepararmi un pasto caldo o mangiare qualsiasi cosa se non ospitata dai vicini. “Non preoccuparti! Ho preso tutto, ho anche ritrovato le gambe del letto!” mi dice in inglese. “E quelle sì che sono importanti – penso tra me e me – mica avere delle forchette per mangiare”. E mentre raccoglie in modo confusionario tutti gli oggetti da consegnarmi, inizia a propinarmi un discorso motivazionale quasi in stile ‘Alla ricerca della felicità’ con Will Smith. “Tutte le mattine, quando ti svegli, devi pensare che tu sei la migliore, perché lo sei. Devi pensare: io sono bellissima, sono bravissima, sono la più bella. Ma soprattutto devi saper dire di no. No a chi mette sé stesso prima di te. Fanculo a chi non pensa ai tuoi bisogni”. Fortunatamente nel frattempo siamo riusciti a raggiungere la mia stanza con tutte le forniture che avevo affittato. Ora finalmente al mio letto lì nell’angolo sono state montate le gambe, tra un discorso assurdo e un altro. Ho un tavolo per mangiare proprio al centro della stanza, due sedie, posate, pentole… Il mio sguardo si ferma su una grossa scatola ancora completamente chiusa, contenente la poltrona da studio. Thomas mi guarda e uscendo dalla stanza mi dice: “Quella sei capace a montarla da sola vero? Io ora devo andare da un’altra ragazza, ciao!”. “Certo – penso mentre lo vedo uscire – aspettavo con ansia di poter montare una poltrona con le istruzioni in svedese”.

I giorni passano veloci qui a Falun, il sole e il bel tempo sembrano far pensare all’estate, i 15 gradi all’ora di pranzo un po’ meno. Beh, ho scelto la Svezia anche per il suo clima freddo, di che mi lamento. In men che non si dica ecco arrivare la mattina del 28 agosto, giornata di benvenuto all’università di Dalarna, a Falun. La nostra nuova università. Tutti gli studenti internazionali fremono di curiosità nel vedere la nuova università, capire come funziona, cosa dovremo fare nei prossimi mesi. Così, per le otto siamo tutti lì fuori. C’è veramente tantissima gente, non solo noi Erasmus ma anche tutti gli studenti svedesi, divisi in gruppi a seconda del loro indirizzo di studi. Ci si presentano i Fosare, un’associazione studentesca dell’università che ha il ‘compito’ di occuparsi di noi ‘Internationals’ e che sembra aver organizzato due settimane di festeggiamenti per farci integrare nella nostra nuova città. “Due settimane? Non ne usciremo vivi”.

Dopo una mattinata sprecata ad ascoltare inutili introduzioni e presentazioni, senza ricevere nessuna spiegazione, iniziano finalmente i festeggiamenti. Primo appuntamento: barbecue a Bojsen Beach. Qui scopriamo che in Svezia l’ora di cena è alle 18 e troviamo così i Fosare che si accingono a preparare hot dog con il sole ancora alto. Tra un hot dog, due chiacchiere e quattro risate, cala il sole e il barbecue diventa improvvisamente un party da discoteca. Con musica alta, DJ e luci, tutti iniziano a ballare sotto il tramonto. Finché la fame e la stanchezza non sopraggiungono e verso le dieci, decidiamo di tornare a casa. Domani inizierà la nostra vita da universitari in Svezia. 

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