Dalle epistole alla Rete: ricerca sulla corrispondenza del ‘500

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Non è un mistero che l’epistolografia, ovvero l’arte dello scrivere lettere, ha rivestito un ruolo fondamentale nella cultura italiana, prima come strumento per la sua affermazione e poi come fonte indiscussa di informazione sul passato. Logico pertanto che mantenere viva questa memoria sia oggi più che mai una necessità. In che modo? Individuando nel mondo digitale un’opportunità che consenta di sfruttare al meglio le potenzialità del mezzo epistolare, attraverso il recupero e la ricostruzione della rete culturale entro la quale ogni corrispondente ha operato nel corso del tempo. Proiettarsi verso l’innovazione al fine di rinnovare la tradizione: questo l’intento che anima le nuove prospettive di ricerca sulla tradizione epistolare cinquecentesca, una tradizione che vanta origini antiche presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali (Disbec) dell’Università della Tuscia.

“In un mondo estraneo alla tecnologia digitale – spiega il professor Procaccioli, docente di Letteratura italiana presso il Disbec, – il mezzo epistolare ha rappresentato per millenni il canale privilegiato della comunicazione, intellettuale e no”. 

“Tuttavia – prosegue – si tratta di una tipologia materiale che fino a poco tempo fa è stata affrontata nella logica del caso per caso e comunque riservata agli specialisti, con poca o nessuna ‘visibilità’. Al punto che nell’immaginario comune la corrispondenza è ricondotta a dinamiche occasionali anche quando non circoscrivibili alla sola sfera privata”. 

Una prospettiva alquanto limitante, dunque. 

“La tradizione epistolare – illustra il professore – ha rivestito un ruolo di vitale importanza nelle varie stagioni; noi al Disbec ci siamo concentrati in particolare su quella rinascimentale, caratterizzata dalla nascita del libro di lettere a stampa, un esperimento destinato a grande fortuna in tutta Europa. Il che consente ora di reperire in quelle sillogi spunti preziosi per la ricostruzione di dibattiti religiosi, letterari e politici che sappiamo essere stati decisivi per i destini della modernità”. “Dietro lo scambio epistolare – precisa – si nasconde un universo, in parte ancora inesplorato, di mittenti, destinatari ed istituzioni, che hanno alimentato una fitta trama di corrispondenze. Censirle, riordinarle e metterle a disposizione della comunità scientifica, cioè valorizzarle, è per noi obiettivo prioritario”. In quest’ottica la rete si afferma come contenitore privilegiato per la collocazione e la classificazione del materiale epistolare, una prospettiva utile agli utenti i quali, senza necessariamente entrare in una biblioteca, potranno accedervi virtualmente, ma anche e soprattutto per studiosi e ricercatori, che troveranno nell’archivio digitale uno strumento in cui far convergere i risultati delle proprie ricerche.

Un tipo di approccio che sta rapidamente prendendo piede a livello internazionale a partire dal contesto storiografico. In prospettiva c’è la costituzione di un centro nazionale sulle ricerche in questione che sarà coordinato proprio dal Disbec.

“Si tratta di una grande opportunità per il nostro dipartimento oltre che un’occasione di crescita per l’ateneo tutto – afferma Procaccioli –, dal momento che in quella prospettiva di ricerca potranno riconoscersi tutti i dipartimenti umanistici. La lettera, – prosegue – è un oggetto passibile di vari approcci, per questo richiede una compartecipazione di saperi e competenze diverse. Penso alla componente linguistica, così come a quelle storica, giuridica, religiosa, filosofica, artistica”. 

A questo si affiancherà una rete di contatti con archivi, biblioteche, università e centri di ricerca in Italia e all’estero.

L’ateneo della Tuscia è tra i promotori del Seminario internazionale “Archilet reti epistolari. Per un archivio digitale ragionato delle corrispondenze letterarie del Cinquecento e del Seicento”, che a Bergamo l’11 e il 12 Dicembre riunirà studiosi italiani e europei interessati all’argomento.  Le giornate sono organizzate dall’Università di Bergamo in collaborazione con la Sapienza Università di Roma e, appunto, il Disbec. Responsabili scientifici dell’iniziativa sono i professori Clizia Carminati e Emilio Russo, oltre naturalmente a Procaccioli. In questa occasione, i protagonisti delle principali ricerche in corso a livello nazionale e internazionale presenteranno pubblicamente il progetto di ricerca Archilet, il cui obiettivo è la costituzione di una banca dati relativa alle corrispondenze di ambito letterario, in Italia e dall’Italia, tra Cinquecento e Seicento. 

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