Collateral Beauty del regista premio Oscar David Frankel

Rossella Salvatorelli

Luci ed ombre sul film “Collateral Beauty” del regista, David Frankel, in programmazione a gennaio sul grande schermo. Le luci sono quelle di una scintillante e non frenetica New York, nel periodo natalizio, magico sfondo di una trama malinconica e intrisa di sofferenza, ma ben interpretata da un cast eccellente.

Meno entusiasmante il gioco realtà/finzione che si alterna costantemente, proiettando una narrazione drammatica, poco lucida ed evanescente.

Il protagonista, (Will Smith) pubblicitario di successo, in seguito alla perdita della figlia di sei anni, si è disamorato dalla vita. La sua unica consolazione consiste nello scrivere lettere ad Amore, Tempo e Morte. Tre entità astratte, impersonate da Keira Knigthtley, Hellen Mirren e Jacobs Latimore, che vogliono aiutarlo nella comprensione del suo dolore, perciò a turno gli appaiono e dialogano con lui. Ma anche i suoi amici e più stretti collaboratori (Edward Norton, Kate Winslet e Michel Pena) stanno vivendo, per differenti motivi, storie di profonda sofferenza. La fragilità umana prende la forma di un enorme domino, costruito in cinque giorni e crollato nel giro di pochi secondi. Invece nel titolo, il regista, lo stesso de “Il Diavolo veste Prada”, probabilmente ha voluto racchiudere un  messaggio: gli uomini rincorrono il tempo e l’amore, temono la morte, però nel male riescono a cogliere la bellezza delle piccole cose.

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