Chiara Giovagnoli: suonare a Fabrica, la più grande emozione

Chiara Giovagnoli, giovane violinista prodigio di 23 anni, originaria di Fabrica di Roma. Era una bambina quando ha scoperto che il violino sarebbe diventato la sua più grande passione . “Ho iniziato a suonare il violino all’età di sette anni. Ricordo di averlo trovato in un’enorme calza della Befana regalata da mio zio Angelo, musicista anche lui”.

La passione per questo elegante strumento musicale l’ha portata dal piccolo borgo della Tuscia alla grande metropoli di Milano. “Terminate le scuole superiori, ho deciso di trasferirmi in Lombardia per proseguire gli studi col violino, mi sono iscritta al conservatorio G. Verdi di Milano dove ho conseguito il biennio ad indirizzo solistico. Nel frattempo ho iniziato a lavorare come insegnante di violino in varie scuole e a collaborare con varie orchestre tra cui l’orchestra dell’Accademia della Scala”.

La sua prima insegnate è stata Laura Ammannato, che le ha insegnato ad amare la musica e a sconfiggere la paura del pubblico. “Mi accompagnavano i nonni a lezione da lei. Laura mi ha insegnato ad amare la musica, a cercare di sconfiggere la paura del pubblico: fin dalle prime armi faceva esibire noi allievi in occasione di concorsi e saggi, ci teneva moltissimo alla musica di insieme, molto spesso ci coinvolgeva in progetti orchestrali. La mia formazione orchestrale prende vita con la JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel 2006 fino al 2010”.

Suona con Ensemble Testori, un giovane gruppo d’archi, idea nata da Giulia Sandoli, violista e amica che ha conosciuto in conservatorio a Milano. Fa anche parte del Quartetto Contrasti una formazione un po’ insolita formata da due violini, un clarinetto e un clarinetto basso. “L’idea è nata tre anni fa. Abbiamo un repertorio che spazia dalla musica classica alla musica per film, molto spesso trascriviamo noi le parti, come un abito su misura. Lo scorso anno abbiamo iniziato a partecipare a concorsi di musica da camera e da quest’anno abbiamo iniziato a proporre progetti per le scuole in forma di lezione concerto”.

Ma è a Fabrica di Roma, il suo paese natale, che ha vissuto la sua più grande emozione. “Più di una volta mi è capitato di suonare a Fabrica. Proprio recentemente mi sono esibita in occasione del Maggio Musicale Fabrichese. Mi sono emozionata vedendo il pubblico alzarsi in piedi a fine esibizione, il calore di casa non ha eguali. Lo scorso luglio invece ci siamo esibiti col Quartetto nel centro storico di Tarquinia in occasione della festa DiVino Etrusco”.

Ispirandosi al violinista Itzhak Perlman, per lei il violino è amore e odio, rabbia e felicità. “Il violinista che preferisco è Itzhak Perlman, trovo nelle sue esecuzioni la sintesi migliore tra istinti primordiali e razionalità. Proprio le mie stesse emozioni quando suono il violino. Il violino per me è amore e odio, rabbia e felicità. Un cammino infinito verso la ricerca della bellezza, una coordinazione infinitesimale di gesti tecnici applicati per realizzare l’idea musicale. Rappresenta un percorso di crescita personale, identificare, accettare e superare i propri limiti, ove possibile, cercare sempre di migliorarsi”.

Un percorso che, iniziato da piccola, Chiara sta portando avanti con determinazione. Il suo sogno nel cassetto? Fare della passione per il violino un lavoro riconosciuto e rispettato. “Mi auguro che la situazione musicale in Italia migliori, che i giovani come me non siano sempre più costretti a scappare all’estero in cerca di una maggiore serietà e professionalità per quanto riguarda scuole di alta formazione e mondo lavorativo. Spero di poter fare di questa passione un lavoro riconosciuto e rispettato, cosa non scontata”.

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