Barlozzini: da Tuscania in Russia con le nostre ceramiche

Giovanna Barlozzini

C’era una volta un’azienda di famiglia: per le terrecotte era diventata il punto di riferimento del centro Italia. Poi sono arrivati i giovani, con la voglia di esplorare e di non fermarsi a quello che era già noto. Siamo a Tuscania: il forno è quello della famiglia Barlozzini. I ragazzi portano l’entusiasmo dei ventenni, la sfida della gioventù e il desiderio di dare un’impronta diversa.

Marcello incontra Giovanna: tra loro nasce l’amore e la passione trova casa anche nella fabbrica di famiglia dove, con loro, si fa strada l’idea che si può cuocere la ceramica oltre alla terracotta. Così i due ragazzi iniziano a sperimentare. “Cinque anni in cui sono stati più i pezzi che abbiamo buttato che il resto: a volte sbagliavamo i tempi della cottura, in altre era lo smalto ad ossidarsi, quando non erano le forme ad essere poco convincenti. Abbiamo studiato tanto e lavorato sodo. Eppure anche tra gli sbagli venivano fuori delle belle cose e chi le vedeva ci invogliava ad andare avanti. Così abbiamo pensato di aprire un negozio”.

E anche in questo caso la gioventù ha portato con sé la forza di osare: “quindici anni fa, nel centro di Tuscania non c’erano bar e ristoranti come ora – ricorda Giovanna – ma noi abbiamo creduto che qui ci potesse essere un maggiore fascino”. E così è stato.
E allora, ancora una volta controcorrente, i due giovani, ormai sposi, Marcello e Giovanna Barlozzini si trasferiscono in una casetta nel centro di Tuscania e aprono anche un negozio in pieno centro dove espongono le loro ceramiche. L’attrazione di andare fuori, di guardare scenari lontani dalla Tuscia li ha sfiorati, ma come una soffiata di vento leggero che scompiglia ma non smuove, loro si sono ancorati alle solide radici e hanno scavato nelle terra per costruire e crescere.

La fabbrica va avanti: dai decori a mano su piatti e vasi si passa al monocolore e nascono le prime collezioni: vasi con i bottoni, deumidificatori a forma di cuore, scatole, e tanti altri oggetti. Poi arrivano le fiere dell’arredamento: Verona, Parigi, Milano. I due ragazzi partono, guardano, rubano con lo sguardo un’ispirazione che diventa un loro stile, e tornano con nuova linfa.

Un’operazione agli occhi tiene lontana Giovanna per diversi mesi dalla fabbrica e il negozio diventa il suo regno. Marcello continua a sfornare oggetti, a riempire gli scaffali di corone, alzatine, quadri, posacenere. Tutto viene personalizzato: Giovanna scrive frasi su ogni oggetto e anche un semplice piattino diventa un messaggio di amicizia o di amore. Le bomboniere si trasformano in una sua creazione, così come i centrotavola. Il passa parola corre veloce e gli ordini si moltiplicano.

I rappresentanti che vanno a rifornire il negozio chiedono un catalogo delle loro creazioni. Si parte con Umbria e Lazio: il prodotto piace.
Il marchio Fiorditerra si espande e allora perché non esporre con i grandi, nelle fiere che fanno tendenza? Ed è così che la Tuscia approda a Milano: al salone dell’arredamento, quello che un tempo era il Macef e che ora è diventato HOMI. Siamo nel gennaio 2014. Lo stand ha successo e Tuscania arriva a colorare la Russia: si apre il primo punto vendita con le ceramiche Barlozzini, poi tocca alla Spagna. Intanto in Italia non ci sono più confini e quest’anno è stata la Puglia a fare la parte del leone. Ora una nuova fiera è alle porte e chissà Tuscania dove arriverà.

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