Barbara Schiavulli ha presentato il libro “Quando muoio, lo dico a Dio”

Diego Galli

Presso la Biblioteca Comunale di Vignanello, si è tenuta la presentazione del libro “Quando muoio, lo dico a Dio”, realizzato dalla reporter di guerra Barbara Schiavulli, co-direttrice di Radio Bullets. L’evento, moderato dal Dottore di ricerca in Scienze Giuridiche, David Crescenzi, ha permesso di esplorare, con la libertà del pensiero, il mondo dell’estremismo religioso, una tematica attuale e che, tristemente, continua ad affacciarsi al quotidiano.
Attraverso tre storie ispirate alla realtà e legate ad altrettante religioni – una ragazza musulmana, un ragazzo ebreo e un giovane cristiano – l’autrice del libro vuole portare i lettori a comprendere le mille, terribili sfaccettature del fondamentalismo religioso, un radicalismo che ogni giorno distrugge l’uomo in molti modi, non solo con i vili attentati del terrorismo. Attentati che, ad ogni modo, avvengono quotidianamente anche all’interno di culture differenti da quella occidentale, in particolare in Medio-Oriente, e che sono dimenticati velocemente poiché assimilati a qualcosa di lontano.
Come è stato evidenziato dalla giornalista e dal suo interlocutore, ognuno dei protagonisti di questo romanzo affronta un conflitto duplice, dato dal confronto con la propria comunità, che non li accetta e vuole farli tornare “normali”, e con la figura amata e odiata del proprio Dio. Tali aspetti oscuri della religione non esistono però solamente nell’Islam, possiamo trovarli anche in Israele, dove è presente una comunità vastissima di ebrei radicali (circa un milione) che impedisce ai giovani di esprimere se stessi e conoscere il mondo. L’estremismo è insito nel cuore di ogni uomo e il libro “Quando muoio, lo dico a Dio”, tra i suoi obiettivi, ha anche lo scopo di far riflettere su questo problema. Per farlo, l’autrice ha scelto di mettere nero su bianco tre esperienze apparentemente differenti, che vogliono far calare il lettore nei panni di chi non è accettato per la sua diversità, come quella di essere omosessuale all’interno di una comunità cristiana radicale.
Barbara Schiavulli prova a entrare nell’animo di tutti, ricordandoci che ogni tipo di fondamentalismo è dannoso per l’uomo e che, per batterlo, dobbiamo ripartire dalla Storia e dalla Cultura, per conoscere e per conoscerci. La scrittrice non lo fa solo esponendo le sue esperienze di guerra nei suoi articoli, ma anche entrando nelle scuole, con l’intento di mostrare alle nuove generazioni una realtà che non immaginano, così che possano, in futuro, comprenderla meglio. Ognuno di noi può fare la sua parte, magari cominciando con l’aprire la finestra sul mondo dataci dai protagonisti di “Quando muoio, lo dico a Dio”.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI