Alberto Alagna arciere con la Compagnia Viterbiensis

“Cerchi di non farti distrarre dalla folla che ti osserva e rumoreggia al di là delle protezioni. Ti incammini verso la postazione, e intanto occhieggi il bersaglio che ti aspetta laggiù. Non sai quanta sia la distanza che ti separa da lui, ma non è importante, non in questo momento. Scegli la freccia giusta, quella che ti sembra adatta tra le tante nella faretra. La incocchi, distendi le braccia, tendi la corda con la mano fino a sfiorare l’angolo destro della bocca: è tutto un movimento fluido e controllato, come una danza”. Abbiamo chiesto ad Alberto Alagna di rivivere insieme a lui gli istanti immediatamente precedenti allo scoccare di una freccia scagliata dal suo arco storico, e di aiutarci a visualizzare la magica sinergia di energie fisiche e mentali necessarie a colpire il bersaglio. Viterbese, classe 1959, Alberto ha l’aria scanzonata da eterno ragazzo, al quale per destino un giorno è capitato tra le mani un arco antico di un secolo. “Così mi è venuto il desiderio di provare questa antica e nobile arte. Presto mi sono reso conto che esiste un vero e proprio mondo che ruota intorno al tiro con l’arco; moltissime persone, di ogni età e sesso, si dedicano infatti ogni giorno a questo sport, purtroppo ancora troppo di nicchia”, racconta. “Ho cominciato da autodidatta, poi ho frequentato un corso tenuto da Giuseppe Bianchi “Papetto”, più volte campione italiano e europeo: mi ha insegnato tutto quello che so.” Parlando con Alberto, apprendiamo che c’è differenza fra archi storici ed archi moderni. La costruzione di un arco storico parte dalla ricerca del legno adatto, tasso, acacia, nocciolo; importante anche la stagionatura dello stesso, in modo da assicurare resistenza e la giusta elasticità al futuro strumento. Anche le frecce sono realizzate in modo da assicurare loro velocità e capacità offensiva: si parte dalla scelta del legno a quella delle penne che costituiscono le alette, fino alla scelta del metallo che costituisce la punta. Differenze tecniche di progettazione, di realizzazione e di materiali, ma anche di posture e metodi, fino al vero e proprio approccio al tiro: per chi utilizza l’arco storico l’aspetto competitivo diventa secondario. “Prevale il piacere di utilizzare uno strumento realizzato artigianalmente, con materiali scelti con cura, volti a ricreare sapienza e tradizioni millenarie”. È più importante riuscire a provare sensazioni ancestrali e primitive, di quando i nostri antichi progenitori andavano a caccia, o in guerra, e si preparavano da soli le frecce, come fa oggi Alberto, che modella le punte in metallo personalmente. “Il segreto è riuscire a tenere la mente sgombra prima del tiro, a creare il silenzio dentro di te. Che poi non si prende la mira, si tira per istinto”, aggiunge Alagna. Si tira per istinto perché l’antico arciere aveva un’unica possibilità, quella di uccidere o di restare ucciso. Non c’era il tempo di mirare chiudendo un occhio: si fissava il bersaglio con tutti e due gli occhi bene aperti e si rilasciava la freccia, in una manciata di secondi che potevano valere una vita: quella della preda, quella del nemico o nella peggiore delle ipotesi, la propria.
In Italia, la pratica dell’arco storico è diffusa soprattutto nelle regioni del Centro, dove si trovano in maggior numero le realtà urbane di origine medievale: l’Umbria, le Marche, la Toscana. Una disciplina che si coniuga perfettamente a contesti urbani e architettonici come quello della medievalissima Viterbo. Tre anni fa, Alberto Alagna ha fondato insieme ad altri praticanti la Compagnia Arcieri Viterbiensis. “Avevamo voglia di far conoscere il tiro con l’arco storico e tradizionale, una disciplina affascinante che si presta egregiamente anche a valorizzare e ad arricchire rievocazioni in costume di carattere storico. Ci siamo iscritti alla FITAST – Federazione Italiana Tiro con Arco Storico e Tradizionale. Oggi partecipiamo a numerosi tornei e manifestazioni, ad incontri e convegni, in tutta Italia”. Una disciplina che Alberto Alagna e gli altri arcieri fanno conoscere soprattutto ai ragazzi delle scuole del capoluogo e della provincia. In collaborazione con gli studenti dell’Istituto “L. Fantappiè” di Viterbo, che ha offerto lo spazio espositivo, la Compagnia Arcieri Viterbiensis ha dato vita lo scorso maggio alla manifestazione “Fai centro nella storia”: un affascinante tuffo nel lontano passato alla riscoperta di antichi mestieri e sapienze artigianali, nel corso del quale si è ricreato un vero e proprio mercato medievale con figuranti in costume, dimostrazioni pratiche e musicanti. Oltre alla divulgazione della pratica dell’arco storico, la Compagnia organizza soprattutto corsi con istruttori, aperti a tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questa pratica sportiva, senza distinzioni di età. “Come tutte le discipline sportive, il tiro con l’arco ha un alto valore educativo. Anche se la prestazione è singola, la passione comune ti spinge ad aggregarti e a fare amicizia con gli altri praticanti. E come tutti gli sport, anche il tiro con l’arco ha bisogno di allenamento e applicazione. Con l’impegno costante, arrivano anche i risultati”. Oltre agli arcieri veri e propri, fanno parte della Compagnia anche affascinanti dame che li accompagnano nel corso delle manifestazioni. Tutti i componenti della Compagnia Viterbiensis indossano coloratissimi abiti storici, accuratamente ricostruiti nelle fogge e nei colori attraverso lo studio dei disegni dell’epoca. “Anche se preferiamo indossare i colori viterbesi, il blu e il giallo!”. Nello scorso aprile, in occasione della manifestazione “San Pellegrino in Fiore”, si è svolta la prima Disfida Nazionale di Tiro con l’Arco Storico mai svoltasi nel capoluogo viterbese. “Una cinquantina di arcieri, suddivisi in messeri, madonne, juvenes e pueri”, racconta Alagna, “si sono sfidati su una decina di piazzole diverse, collocate in scorci pittoreschi e strategici del nostro centro storico. Un evento suggestivo e di grande successo. Ci piacerebbe pensare che anche a Viterbo si possa presto svolgere una gara nazionale, come già accade in molti centri italiani. Sarebbe una grandissima soddisfazione per noi e un’occasione per far conoscere di più e meglio la nostra città; e poi gli angoli suggestivi e medievali di San Pellegrino e di Pianoscarano: non sarebbero un palcoscenico perfetto?”.

FB: Compagnia Arcieri Viterbiensis

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