L’abbiamo fatta grossa: battute sì, ma poco convincenti

Rossella Salvatorelli

l'abbiamo fatta grossa

Una valigetta contenente un milione di euro fa perdere la testa ad un investigatore di basso profilo,  ex carabiniere, Arturo Merlino, e ad un attore depresso, Yuri Pelagatti.  I due tristi personaggi sono rispettivamente Carlo Verdone e Antonio Albanese, protagonisti del film “L’abbiamo fatta grossa“, in questi giorni al cinema.

La sventura di Yury, buttato fuori dalla compagnia teatrale perché non ricorda il copione di scena, dipende dal fatto di essere stato lasciato dalla moglie. Vuole le prove del tradimento. Perciò si rivolge allo squattrinato investigatore che vive a casa di una vecchia zia vedova e poco lucida. Per errore di Arturo, da improvvisati rapinatori, s’impossessano di una valigetta piena di soldi piuttosto che di fotografie. Da qui un susseguirsi di situazioni a sfondo comico ma poco divertenti e non proprio originali.

A tratti la pellicola si tinge di giallo, ma questo non basta a catturare l’interesse dello spettatore che preferirebbe qualche battuta simpatica piuttosto che assistere alla scena di due falsi preti, che giocano a fare i gay in un solarium,  col solo scopo di asciugare le banconote bagnate.

Il regista Carlo Verdone si riscatta un po’ sul finale quando il film diventa una satira sulla nostra società: in una contrapposizione tra gente comune, che comunque sconta le proprie colpe e politici corrotti e arroganti.

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